venerdì 4 maggio 2018

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Piaccia o no bisogna prendere atto di un dato ormai storico: durante la cosiddetta seconda repubblica gli unici governi che hanno mostrato una certa coesione e stabilità sono stati quelli di Berlusconi dal 2001. Dieci anni dopo è stata inscenata la commedia dello spread che aveva come obiettivo quello di promuovere un governo tecnocratico per varare, in quattro e quattr’otto, una riforma delle pensioni di tale entità che nessun governo politico avrebbe altrimenti realizzato.

Per il resto, l’Ulivo di Prodi, il Partito democratico, la Margherita e altre consorterie politiche hanno dato prova di quanto siano lontani i fatti dalle parole. Fino ad arrivare all’accrocco con il partito degli “anche i ricchi piangono” e con l’Udeur di Mastella. Poi si sono gettate le premesse per il suicidio attuale, quando degli ectoplasmi affidarono tutto il potere a un torvo egolatra, il cui catalogo di stoltezze non fa mancare nulla.

Ora, a quanto pare, sarà varato un esecutivo variamente denominato ma che in realtà non può mai esimersi dal rappresentare gli interessi dell’intera configurazione della comunità economica che sorge dai rapporti di produzione e dai nessi internazionali che vi corrispondono. È questo il fondamento di tutta la costruzione sociale e quindi anche della forma del rapporto di sovranità e di dipendenza, in breve la forma specifica dello Stato borghese in ogni momento storico.

Se il famigerato “popolo”, nel cui nome ogni governo commette i suoi misfatti, non fosse intronato e persuaso dall’ossessiva propaganda, dall’estenuante “dibattito” televisivo, comprenderebbe ciò che è chiaro come la luce del sole, e cioè che il voto non paga, che le promesse elettorali sono solo specchietti per gli imbecilli, dunque che le oligarchie borghesi sono in grado di garantirsi da qualunque risultato sortisca dalle urne.

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