sabato 29 aprile 2017

Un vecchio principio



Non sono d’accordo nel dire che l’approccio di Trump alla questione nord coreana non corrisponde né a una strategia né a una visione ma a pura tattica. È tattica in rapporto ai problemi interni americani, sicuramente, ma risponde a una precisa strategia, posto che lo stesso Trump ne sia poco o molto consapevole. La Corea del nord sembra diventata il nemico numero uno, ma è la pedina di un gioco più grande e ampio.

Poco prima della nota riunione presso l'Eisenhower Executive Office Building, dov’è stato convocato il Senato (!!) dai vertici dell’amministrazione Trump, Mattis, Coats e Tillerson hanno rilasciato una dichiarazione congiunta secondo la quale il proseguimento dei test nucleari di Pyongyang rappresenterebbero “una minaccia alla sicurezza nazionale e un’urgente priorità della politica estera americana” in quanto gli “sforzi compiuti in passato non sono riusciti a fermare i programmi di armi illegali della Corea del Nord e i test nucleari e di missili balistici”.

Che la Corea del Nord rappresenti una minaccia diretta alla sicurezza nazionale degli Usa è semplicemente ridicolo. Che possa rappresentare una minaccia per i suoi alleati è poco credibile. Primo, perche appunto sono suoi alleati e perché Pyongyang non ha ancora dimostrato di possedere missili in grado di attraversare il Mar del Giappone.

Negli ultimi undici anni la Corea del Nord ha effettuato cinque test nucleari, con una potenza da 0,8 a un massimo di 10 kilotoni. Robetta davvero. Non risulta in grado di produrre ordigni termonucleari e i suoi testi missilistici danno l’idea di una capacità di gittata davvero modesta. Invece di buttare i soldi in armamenti la cricca di Pyongyang farebbe bene a dare da mangiare al proprio popolo, ma questo è un discorso che riguarda, per un verso o per l’altro, tutte le nazioni. Sta di fatto che la forza di un paese si misura a tutt’oggi ancora nella sua capacità bellica prima ancora che economica.

Quanto alla Corea del sud, s’appresta a eleggere un nuovo presidente, e nei sondaggi è in testa il candidato favorevole al dialogo con Pyongyang. Pertanto, come dicevo in apertura, la Corea del Nord è la pedina di un gioco strategico più grande e ampio degli Usa in quello scacchiere. Secondo un vecchio principio: divide et impera.

2 commenti:

  1. la questione NK è da sempre un diversivo tattico degli U$A , quindi attenzione a "farsi le idee" su la stampaglia padronale. Ad esempio io mi sono guardato la recente parata della NK e ho visto ottimo armamento di tipo exsovietico intelligentemente modernizzato , e la gente non mi sembrava denutrita.
    Conclusione : la NK non è una " tigre di carta" e se attaccata è quantomeno capace di distruggere l' intera sud -korea e senza usare "atomiche".
    Forse un attacco americano alla NK è una cosa che piace a sud-coreani e al giappone , ma di sicuro " a cose fatte" piacerà alla cina che non avra' altro da fare che occupare "umanitariamente" una penisola devastata dall' avventurismo degli americani , di fatto "buttandoli a mare".
    ws

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  2. Cioè gli Usa starebbero facendo questa caciara con la Corea del nord, per destabilizzare il dialogo con il futuro - a breve - presidente della Corea del sud?

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