mercoledì 14 settembre 2016

Baruffe fasulle tra buffoni



Che questa Italia sclerotica e nevrotica fosse un paese da burla cui nessuno crede più, che la sua classe dirigente – “tra le più premoderne, violente e predatrici della storia occidentale” – fosse lo specchio fedele della sua arretratezza civile e culturale, si sapeva ed è stato confermato mille volte anche da tragiche vicende. Charlie Hebdo con le sue vignette ritrae un paese di mafiosi d’ogni ordine e grado che piangono sulle vittime di crolli ampiamente prevedibili, di scuole collassate non appena messe – a parole – in “sicurezza” antisismica (*). Una riprova? Gli dèi non vogliano ma l’avremo alla prossima scossa di terremoto: verranno giù altre scuole, case e chiese, e però il tema di questi mesi è stato (e sarà) quello delle olimpiadi a Roma. Una baruffa tra buffoni.

Non sono le parole a gonfiare il populismo, ma l’assenza di una qualsiasi politica di concreto miglioramento (o non peggioramento) della vita quotidiana.

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Dopo anni di annunci e mesi d’incontri tra governo e sindacati in tema di pensioni, di tavoli tecnici e tavolini politici, dichiarazioni giornaliere e paginate sui giornali, si viene a sapere che non è stato fornito un solo documento, un pezzetto di carta, una cifra da parte del governo. Solo a metà settembre la signora Camusso scopre che in queste condizioni il prossimo 21 settembre sarà impossibile un “accordo”. Buffoni e pornografi.

(*) Oltretutto, tollerare tutte le opinioni non significa farsene sostenitori. Un paese dove è bandita o censurata un’opinione, un’ideologia, una religione, è un paese illiberale. Per contro, nessuna idea o credo possono sottrarsi alla critica, all’irrisione, al ridicolo, alla parodia, allo sberleffo, alla caricatura, alla contraffazione. Aveva ragione il poeta Louis Scutenaire: “Ci sono cose su cui non si scherza. Non abbastanza!”.


1 commento:

  1. Non sono molto informato sui dettagli della querela del comune di Amatrice alla rivista Charlie Hebdo, ma suppongo che il sindaco sia stato spronato a farlo da qualche leguleio convinto di ricavarne, a contorno, una sostanziosa parcella.

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