giovedì 18 agosto 2016

Bandiere & sponsor


Disoccupazione a due cifre, salari reali in caduta, aumento della povertà e delle disuguaglianze sociali, corruzione endemica, situazione economica fallimentare, non sono, per una volta, il ritratto del Bel Paese. I media di tutto il mondo, salvo eccezioni che si disperdono come pioggia nel mare, ci trasmettono immagini che nulla hanno a che vedere con i 100mln di poveri brasiliani, con le innumerevoli baraccopoli.

Nel 2009, quando il governo brasiliano si è assicurato per il 2016 i giochi per Rio, l’allora presidente Luiz Inácio Lula da Silva ha proclamato: “Il nostro momento è arrivato”. Durante lo stesso periodo, Lula si vantava che il Brasile, il cui tasso di crescita era balzato al 5 per cento, era immune dagli effetti della crisi finanziaria globale del 2008. Sappiamo poi come siano andate le cose sia sul piano personale all’ex presidente e sia sul piano della crisi economica.

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Le Olimpiadi rappresentano la massima spettacolarizzazione e promozione del nazionalismo più vieto. Quelle del 1936 non furono chieste da Hitler, ma gli capitarono a fagiolo. Anche in quel caso si celebrava, ufficialmente, l’ideale olimpico. Del resto non va dimenticato che il barone Pierre de Coubertin riconosceva candidamente che lo sport, tanto apprezzato a suo dire per far progredire lo sviluppo del genere umano, era funzionale nella preparazione dei maschi francesi a diventare soldati migliori in guerra.

Non parliamo poi dell’uso generalizzato e furbo del doping, che è come parlare di corda in casa dell’impiccato. Sostanze dopanti si possono acquistare liberamente e dunque legalmente in qualsiasi farmacia., come sa qualunque cicloamatore della domenica o frequentatore di palestre. Figuriamoci gli altri. Almeno in uno sport, già a livello dilettanti, so con certezza che il doping viene imposto agli atleti per il raggiungimento di prestazioni elevate, altrimenti sono posti fuori rosa.


Le Olimpiadi che potrebbero tenersi a Roma nel prossimo decennio, servirebbero ad alimentare anzitutto le lobby affaristico-mafiose delle cui attività stupiscono i media ogni qualvolta le inchieste giudiziarie – che poi quasi sempre finiscono nel nulla di fatto – rivelino lo stato dell’arte. Se il calcio italiano – come ha dichiarato recentemente un ex calciatore e allenatore che ci bazzica da una vita – è marcio, non credo che le cose vadano meglio per altre cupole dello sport.

Per una conferma sul doping, qui.

2 commenti:

  1. Madame, ha dimenticato le decine e decine di morti sul lavoro e per gli scontri colla polizia in dimostrazioni anti governo e per un minimo di dignità......sorvolo su quello che stanno facendo alle foreste pluviali.....io voglio un referendum sulle olimpiadi a Roma, finiremmo peggio della Grecia ed anche la GB sta facendo i conti colle enormi spese dei gioch;i letto dei commissari CIO che facevano i bagarini e visti i guadagni degli squali procuratori dei giocatori di calcio presunti fenomeni e pagati a peso di diamanti, altro che marcio, decomposto e brulicante di vermi.....

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