venerdì 17 luglio 2015

La formica di Calvino


Dapprima una doverosa rettifica: nel post alle vongole di ieri, scrivevo che tra le vongole sottomisura vietate c’erano anche le “pevarasse”, cioè le Venus gallina. Per fortuna tale prelibatezza non rientra in quelle considerate dagli idioti di Bruxelles. Confermo il resto.

*

Annunciavo, sempre ieri, due righe sulle cavallette fritte, una leccornìa secondo alcuni. Non ho nessun dubbio a credere a tale attestato di bontà e, sempre per quanto mi riguarda, non chiedo altre verifiche.

È abbastanza noto il fatto che nella cucina ebraica tutti gli invertebrati non sono kosher, cioè nelle regole alimentari stabilite nella Torah, così come interpretate dall'esegesi del Talmud e come sono codificate infine nello Shulchan Aruk che prescrive le norme rituali e comportamentali ebraiche. Fanno eccezione le locuste, dichiarate koser (o kaser) con dispensa rabbinica. Del resto è difficile credere che durante il famoso esodo nel deserto gli ebrei si nutrissero solo di manna. Ad ogni modo a Venezia non mi risulta alcun consumo, nemmeno in tempi straordinari, di questa prelibatezza.

*

Se l’idea delle cavallette fritte vi rivolta un po’, pensate al mezcal aromatizzato (una tequila), una bevanda alcolica (da non confondere con il pulque) ricavata dal maguey (un’agave) e molto diffusa in Mexico. Queste agavi in Mexico sono chiamate mezcales, da cui il nome della bevanda. Ebbene esistono vari tipi di aromatizzazione, con dei vermi rossi (bruchi delle agavi) e un tipo di aromatizzazione fatto con i petti di pollo crudi. Vero che noi usiamo metterci l’uovo nel marsala, ma c’è una grande differenza mi pare.

E, sempre a proposito di prelibatezze, male che vada potremmo nutrirci di formiche. Pare che rappresentino un quarto della massa animale del pianeta e producono una gran quantità di metano che certo non fa bene all’ozono stratosferico. È il caso di dire: due piccioni con una … formica.


Se oggi siamo alle prese con la Xylella fastidiosa che sta devastando gli ulivi pugliesi, negli anni Venti e Trenta vi fu un’invasione di formiche nella riviera ligure di ponente. Italo Calvino, figlio di un esperto floricultore e di una botanica, dedicò all’evento un suo racconto: La formica argentina.

Nessun commento:

Posta un commento