mercoledì 8 luglio 2015

Caldo e afa responsabili della crisi ellenica


“Bisogna ripartire da Spinelli” sentivo gracchiare alla radio stamane. Ci si riferiva ovviamente al padre e non alla povera figlia cui quel cognome deve pesare non poco nella sua diuturna “lotta a tutti i livelli con Alexis Tsipras e con la sinistra europea”. È passato appena un anno da quelle parole, non qualche decennio. Di quale sinistra europea parli la Spinelli non si sa, di quale sinistra in generale si sa ancora meno. Né si può rinfacciare nulla a chi gli ha creduto, sia pure per disperazione. Di questi tempi in cui imperversa la fame di speranza tutto diventa commestibile.

Dell’evidenza del fallimento di un modello economico e sociale fondato sul debito e lo spreco si parla poco e sempre a sproposito. La causa fondamentale delle crisi non è nel consumo e nemmeno nel debito. Queste sono cazzate che anche stamane qualcuno ripete in corpo undici sui giornali. L’aumento della glicemia o del colesterolo possono essere causa di un eccessivo consumo di qualcosa, ma non la crisi. Del resto vi sono miliardi di persone che consumano quasi nulla o troppo poco.


I motivi fondamentali del fallimento del sistema non sono questi, anche se è indubbio che il debito pubblico concorre alla crisi con i suoi devastanti effetti. Il fallimento non è dell’UE e dell’euro, come tutti i piccoli e grandi borghesi sono convinti e taluni hanno interesse a far diventare truismo. Il fallimento dell’UE e dell’euro sono una conseguenza di ben altre determinazioni.

Per avere risposte adeguate ai problemi bisogna porsi le domande “giuste”. Qual è l’essenza del capitalismo? La produzione per il profitto. Ogni capitalista, sia esso il padroncino del mitico Nordest o la corporation con sede fiscale a Londra e sede legale in Olanda, per aumentare il proprio profitto tende ad ampliare la produzione senza preoccuparsi del resto, cioè degli altri capitalisti. Si giunge inevitabilmente, prima o poi, ad una “sproporzionalità” tra i diversi settori della produzione e tra questa e il mercato. Sproporzionalità che non riguarda solo i singoli settori della produzione, ma anche le diverse aree capitalistiche e tra paesi capitalisti di una stessa area economica.

Invocare politiche di “armonizzazione” è una fiaba ad uso e consumo degli imbecilli. Qualche obolo di carità, ma nessuno questa mattina si sognerebbe di chiedere, in fase di trattative, alla cancelliera tedesca di trasferire alcuni settori produttivi dalla Germania alla Grecia, oppure dalla Francia al Portogallo. È quindi, senza farla lunga con questo caldo afoso, la legge fondamentale della produzione capitalistica, la produzione di plusvalore per il plusvalore, che determina necessariamente “squilibri”: per eliminare questi squilibri occorre, pertanto, eliminare la valenza di questa legge (*).


(*) Lo dico ad uso dei “marxisti” alla Tsipras che so diventare sempre più numerosi: la “sproporzionalità” non può essere considerata di per sé la causa della crisi; ne è solo un aspetto, un fenomeno: entrambe sono determinate a monte, nella produzione di plusvalore per il plusvalore.



3 commenti:

  1. Tu hai completamente ragione, pregevole Olympe, ma se pure i "marxisti" alla Tsipras lo dimenticano o lo ignorano, in buona o cattiva fede e nonostante i loro mezzucci culturali più o meno sedicenti che imporrebbe loro la conoscenza del sistema e delle sue leggi, come sperare che il proletario ritrovi la dignità, la lungimiranza, la lucidità e la forza per desiderare qualcosa di diverso dall'illusorio avvicinamento alle classi più agiate?

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    1. mia cara, non è questione di coscienza, fosse per quella saremmo ancora al feudalesimo. solo le condizioni materiali di vita potranno innescare un processo di cambiamento. e non sarà questione di un momento ma di un'intera epoca. ti seguo nel tuo blog. ciao

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  2. RIPARTIRE DA..MA RIPARTIRE BENE

    Cara Olympe,
    paradossalmente (ma mica poi tanto),per la situazione odierna,mi viene in mente cio' che scriveva Labriola ad un Croce forse ancora entusiasta del suo primo approccio al marxismo , durante quella che fu definita la prima crisi del marxismo :Il socialismo ,subisce ora un arresto.Cio'non fa che confermare il materialismo storico.Il mondo economico e politico si e'complicato (mentre oggi per Caino pare addirittura piu'semplice).
    Quel cretino di Bernstein puo' immaginarsi di aver fatto la parte di Giosue.Quel buon uomo di Kautsky,puo'illudersi di far la parte di custode dell'arca santa.Quell'intrigante di Merlino puo'dare a credere di aver servito la causa del socialismo facendo quello dells polizia.Quel Sorel puo'credere d'aver corretto quello che non ha mai imparato...Ma ditemi un poco in che consiste la novita'reale che ha reso agli occhi di molti evidenti le imperfezioni del marxismo?Qui sta il busillis."

    Ecco perche'mi pare corretta la tua impostazione di ripartire dal Plusvalore per una analisi seria di quello che accade e se posso aggiungere magari anche dale analisi di Lenin sull'imperialismo eperche' ,pure dagli approfondimenti che fece Rosa Luxemburg sullo "sviluppo ineguale".
    Tutti nodi che vengono drammaticamente al pettine.

    Caino

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