martedì 27 gennaio 2015

Nessuno è veramente interessato a sollevare pietre ...


In attesa dell’apertura ufficiale delle presidenziadi, parliamo d’altro, cioè della guerra e delle sue vittime.

Le vittime del secondo conflitto mondiale furono oltre 50milioni (e altrettanti furono i feriti), delle quali grossomodo circa la metà furono civili. Nella Giornata della Memoria sarebbe opportuno ricordare tutte le vittime civili, anche se la vicenda delle vittime deportate e decedute nei lager richiama com’è ovvio un maggior pathos e una maggior riflessione su quanto accaduto.



È un argomento delicato quello della Shoah, poiché dopo quella tragedia è difficile sottrarsi a delle valutazioni riflesse. Spesso nella pubblicistica è data una posizione quasi acritica che vede milioni di persone uccise con il gas e poi cremate nei forni. In termini di entità e modalità si tratta di una posizione insostenibile. Per contro, si passa alla posizione opposta, quella che nega senza sprezzo del ridicolo l’esistenza di un programma di sterminio. C’è da dire che molte delle esecuzioni avvennero sul posto come nel 1942 in Ucraina e Bielorussia con la liquidazione di alcune centinaia di migliaia di ebrei da parte delle Einsatzgruppen. In Galizia andò anche peggio, con il Vernichtung durch Arbeit, ossia l’annientamento attraverso il lavoro (*).

Il lavoro. La questione della manodopera si fece pressante dopo la crisi militare del 1941-’42, anzi fu una preoccupazione assillante della dirigenza tedesca nel vano tentativo di eguagliare l’Armata rossa. È necessario tener presente che il Reich si trovava a dover affrontare una nazione enormemente più vasta, molto più ricca di materie prime strategiche e sostenuta da una popolazione numericamente doppia. La Russia ricevette poi ingenti aiuti di mezzi e materiali dagli alleati, anche se va chiarito che il “miracolo” sovietico non fu dovuto agli effetti del Lend-Lease Act che non cominciò a incidere sul fronte orientale fino al 1943.

Nei tre anni giugno 1941- maggio 1944, il tasso medio di perdite umane della Wehrmacht sfiorò i 60.000 morti al mese. Solo nell’aprile e giugno 1943 non superarono i 20.000 caduti mensili, ma già nel luglio il numero salì a 85.000. Nel gennaio dello stesso anno, in coincidenza della caduta di Stalingrado, i morti erano stati 180.000. Nell’agosto del 1944, tali perdite raggiunsero l’incredibile cifra di quasi 280.000, mentre nel luglio precedente 165.000. Si tratta di quasi mezzo milione di caduti in due mesi e solo sul fronte orientale.

Solo per riferirci al 1942, si deve tener conto che i teenager tedeschi fornirono alla Wehrmacht meno di un milione di reclute, sufficienti a malapena a rimpiazzare le perdite inflitte dall’Armata rossa. I selezionatori dovettero così estendere il reclutamento ai tedeschi di mezza età esentati in precedenza, e coinvolgere almeno 200mila uomini prelevati dalle fabbriche di armamenti. Pertanto, se si vuole comprendere uno degli aspetti salienti di ciò che avvenne a scapito di ebrei, perseguitati politici e prigionieri, bisogna tener conto della necessità disperata di incrementare la produzione con il più grande programma di costrizione forzata della storia.

*

C’è una buona dose d’ironia in ciò che accadde agli ebrei dell’Est ad opera dei nazisti. Secondo le intenzioni dei loro persecutori e assassini essi appartenevano a una razza inferiore e cioè ai semiti. Oggi sappiamo che gli ebrei dell’Est non avevano nulla a che fare con i semiti, ma come scrive lo storico israeliano Shlomo Sand “ nessuno è veramente interessato a sollevare pietre da cui potrebbero uscire scorpioni velenosi pronti a pungere l’autorappresentazione vigente dell’éthnos e sulle rivendicazioni territoriali”.




(*) Sul fatto che si fosse deciso lo sterminio non vi sono dubbi, basterebbe leggere il testo del discorso tenuto dallo Reichsführer-SS Himmler il 6 ottobre  1943 a Posen (Poznan), capitale del Warthegau. Non si deve confondere, come spesso accade, tale discorso del 6 ottobre  1943, tenuto a Posen, con un primo discorso tenuto nella medesima località il 4 di ottobre (questo primo discorso è stato assunto come prova al processo di Norimberga). È in questo secondo discorso che parla della “difficile” decisione di eliminare donne e bambini. Tale discorso è noto solo dagli anni 1970. A dire il vero, alcuni passaggi di tale discorso presentano aspetti controversi sul piano filologico e storico, tuttavia non si può semplicemente tacciarli di "falso".

2 commenti:

  1. "Spesso nella pubblicistica è data una posizione quasi acritica che vede milioni di persone uccise con il gas e poi cremate nei forni. In termini di entità e modalità si tratta di una posizione insostenibile. Per contro, si passa alla posizione opposta, quella che nega senza sprezzo del ridicolo l’esistenza di un programma di sterminio."

    Chapeau per l'obiettività e l'equilibrio, molto difficili da gestire in un argomento come questo.

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  2. Olympe, nell’istituzione di queste giornate c’è sempre tanta retorica e tanta ipocrisia. E’ il solito gioco del Dito e della Luna.
    Ogni 3’’(tre secondi) nel mondo, c’è un essere vivente che muore di fame, l’1% della popolazione detiene il 50% della RICCHEZZA non di 8 miliardi di persone, ma solo dei 2 miliardi del mondo occidentale(gli altri 6 non contano), dalla fine della II° Guerra Mondiale ci sono state centinaia di piccole guerre con più di 15 milioni di morti, nel 2012 si sono spesi in armamenti 1753 miliardi di dollari in valori reali, preferendo, sempre a quei famosi 2 miliardi, tagliare istruzione, assistenza sanitaria e altri servizi sociali. Ed allora di che parliamo?
    Saluti

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