martedì 13 gennaio 2015

Je suis De Gaulle

La libertà di stampa non è il fondamento della libertà, così come non lo è di per sé la democrazia come forma politica; e tuttavia le altre libertà, qualunque esse siano, se non si accompagnano con la libertà di stampa, non fanno ancora libertà.

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Quanti di noi sono disposti a dire fino in fondo le cose che pensano? Un tempo questo ruolo apparteneva ai giullari, ai buffoni di corte. Veniva concessa loro licenza di dire ciò che agli altri invece sarebbe costato la cabeza. Oggi questo rischio, il taglio del collo, non c’è più. E allora cosa ci trattiene? Non c’è rimasta materia sociale per cui valga la pena di spendersi, oppure si tratta solo di opportunismo e menefreghismo?

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In questi giorni non ho letto i giornali, li ho solo sfogliati, di proposito non volevo leggere ipocrisie sulle vittime di Parigi. Anche il Domenicale del Sole 24ore l’ho incominciato a leggere solo stasera. Così apprendo delle cose che non sapevo e, mi si perdoni la presunzione, che confermano quanto scrivevo ieri: la libertà di stampa, anche nelle democrazie attuali, è sempre relativa.





Charlie Hebdo ha la redazione in quello che fu Hara-Kiri, un settimanale satirico fondato nel 1960. Subì numerose incarnazioni, censure e resurrezioni – leggo nell’articolo di Gloria Origgi – e fu definitivamente proibito dal ministero degli interni nel 1969 per un famoso titolo sulla morte di Charles De Gaulle. Scrive Origgi:

«facendo eco ai titoli dei giornali che avevano commentato pochi giorni prima la tragica notizia di un incendio in discoteca che aveva provocato 146 morti, il giorno dopo la morte del generale De Gaulle nella sua casa di Colombay, Hara-Kiri esce con il titolo: “Tragico ballo a Colombay: un morto”. Il giorno dopo la polizia mette i sigilli alla porta della redazione».

Detto tra parentesi: se c’è una data che mi ricordo, per motivi miei, è quella della morte di De Gaulle: 9 novembre 1970. Il rogo della discoteca di Saint-Laurent-du-Pont en Isère, avvenne il 1° novembre dello stesso anno. Dunque c’è un’incongruenza cronologica nei fatti riferiti, ma non ci si possono aspettare troppe esattezze dai docenti dell’École des hautes études en sciences sociales.


Secondo certe fonti il nome della nuova rivista Charlie, che esce al posto di Hara-kiri, deriverebbe dal nome dello statista (che però faceva Charles). Altri parlano di un riferimento a Charlie Brown. È curioso ma non deve sorprendere, e questo lo leggo nello stesso articolo, il fatto che il maggior numero di denunce contro il settimanale è promosso da Alliance Génerale contre le racisme et pour le respect de l’identité francaise et chrétienne.

2 commenti:

  1. Infatti costoro si fingono migliori perché ancora possono censurare senza tagliare teste.
    Qualcuno ce la vede la Santanché a pubblicare Charlie Hebdo in Italia come aveva opportunisticamente promesso appena fiutato l'odore del sangue?
    Saluti

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  2. Sono d'accordo che la libertà di stampa nelle democrazie occidentali è sempre relativa e del resto all'ombra del capitalismo non potrebbe che essere così...

    Su Charlie Hebdo ho letto diverse cose e come tutti i giornali satirici ha attraversato varie fasi: nasce da Har kiri in un'area libertaria/anarco/anti militarista ed è una ciurma allegra e gaudente su cui salgono i personaggi più bizzarri all'inizio.. Incontra Colouche il comico che negli anni '80 si presentò alle elezioni francesi accreditato del 16% e morì in un incidente in moto per la gioia dei complottisti dopo avere ricevuto minacce da vari ambienti... Poi ebbe un direttore- dal cognome simile all'attuale premier francese Valls- che scrisse che "la democrazia finisce con la Grecia e nel medio Oriente l'unico esempio è Israele": la sciò il giornale per arrivare a dirigere una rete radiofonica di stato... Poi l'attuale veste distrutta dall'attentato della settimana scorsa: l'islam non era una fissazione ma polemiche ci furono anche con frange della sinistra francese.
    Per me la satira è lo sguardo e lo sberleffo del giullare, la pasquinata contro ogni potere e contro ogni religione: non può e non deve avere limiti: ma penso pure che la satira re la religione con le stragi parigine c'entrino poco e siano solo lo sfondo.....

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