lunedì 13 ottobre 2014

Una giornata (un po') particolare


Questa mattina a Roma era estate, come del resto nei giorni scorsi. M’incamminavo in via della Chiesa Nuova, una stradina che dall’omonima piazza conduce a via del Governo Vecchio (le signore meno giovani ricorderanno), quando con passo d’oca mi sorpassa la signora Irene Pivetti (qualcuno se la ricorda?), diretta a razzo con la sua cartella e le chiappe strette chissà dove, certamente per attività molto importanti. Dopo aver attraversato piazza Navona, arrivo a palazzo Madama, le cui adiacenze sono sempre luridissime (non solo di lunedì). Incrocio due senatori in blu e una senatrice che indossa una mise da testimone di nozze. Ed è a questo punto che ho una botta di stupidità, poiché mi rivolgo, pacatamente, ai tre con una domanda: “Scusate, ma se non riuscite a tenere pulito nemmeno a casa vostra, come potete pensare di essere utili a qualche cosa?”. I tre non fanno una piega e, ignorandomi, proseguono per i casi loro e senza perdere il filo dei loro concetti. Che gliene frega a lor signori di questo e di quell’altro, tanto di grulli che votano si trovano sempre. E pure di gente sciocca come me che, pur non votandoli, si rivolge con domande irricevibili.

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Stavo nella sala d’attesa a Termini, poco prima dell’una, quando arriva la signora Marta Vacondio (al secolo Carla Iazzi). Che ci fa tra i plebei, in seconda classe, forse nostalgia del natio casello ferroviario? L’anziana, manco a dirlo, si siede di fronte a me. Una giovane donna, la sua accompagnatrice, non si siede nel posto libero al suo fianco, ma si accomoda vicino a me. Un dettaglio che la dice lunga sul genere di rapporti di questa signora con i suoi dipendenti. Poco distante prende posto un bodyguard. Gli altri astanti fanno finta di nulla, ma è chiaro che la Vacondio non passa inosservata, anche perché il bodyguard le ha depositato nei pressi un valigione davvero enorme, nero e beige, un baule osceno. L’anziana attacca subito con il cellulare e a voce abbastanza alta da coprire gli annunci di stazione. Ha problemi con la linea telefonica, allora incarica il suo bodyguard di farle da centralinista. La cameriera viene spedita da qualche parte per commissioni; ritorna con una fascio di rotocalchi. La signora informa tutta la clientela in attesa che la sua destinazione è Milano. Per me la notizia è un sollievo, non corro altri rischi. Sorvolo su altri dettagli di carattere privato dei quali la signora ha voluto metterci al corrente. Dopo dieci minuti di spettacolo, decido, mio malgrado dato l’anticipo, di raggiungere il binario.


2 commenti:

  1. Anch'io, la primavera scorsa a Roma, dall'autobus ho visto la Pivetti filare a passo di carica verso mete sconosciute. Evidentemente la signora è molto affaccendata.

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