lunedì 30 giugno 2014

Lo spettro di un nuovo crollo


Ogni chiacchiera sullo stato di salute del capitalismo è soppiantata dall’84° Rapporto annuale della Banca internazionale dei regolamenti che traccia un ritratto impietoso del grande malato. In particolare il Rapporto 2014, pubblicato ieri, parla di “disconnessione” tra mercati finanziari ed economia di base a livello globale, cosa peraltro nota fino a diventare senso comune.



Le attuali politiche delle banche centrali e autorità monetarie potrebbero portare a una nuova crisi finanziaria, potenzialmente più grave di quella del 2008. Scritto nero su bianco. La "disconnessione" si esprime più chiaramente negli Stati Uniti, dove la politica della Federal Reserve di inondare di dollari i mercati finanziari ha visto gli indici di borsa raggiungere livelli record, mentre l'economia ristagna o retrocede. La scorsa settimana è stato rivelato che l'economia statunitense si è contratta di quasi il 3 per cento nel primo trimestre del 2014, ma il mercato azionario è salito ancora nella convinzione che la stagnazione in corso porterebbe all’immissione di altro denaro fresco. Siamo in mano a degli psicopatici.

La BRI ha rilevato che, nonostante un aumento della crescita economica, l'economia mondiale non si è scrollata di dosso la sua dipendenza dallo stimolo monetario statale (ciò detto per i numerosi fans della mano invisibile). Indipendentemente dalla euforia dei mercati finanziari, l’indice degli investimenti è rimasto "debole" e su scala globale il debito totale dei settori privati non finanziari è aumentato del 30 per cento dall'inizio della crisi finanziaria.

La BRI avverte che qualsiasi crisi nei cosiddetti mercati emergenti, dato ormai il loro peso nell’economia globale, avrebbe conseguenze particolarmente gravi, specie se la Cina, sede di un boom finanziario fuori misura, dovesse vacillare. Stesso rischio per i paesi esportatori di materie prime, come per es. Brasile e Sud Africa, che hanno visto affluire ingenti crediti, come già successe con la crisi del 1997 in Asia. Oppure paesi come l’Australia dove sono diventate patologiche le speculazioni sugli immobili.

Secondo il Rapporto, è “inquietante" vedere modelli di crescita simili a quelli che hanno preceduto la crisi del 2008. In altre parole, le politiche attuate allo scopo di prevenire una nuova grave crisi finanziaria, potrebbe creare le condizioni per un nuovo e più forte crollo. Il rapporto osserva testualmente che qualsiasi modello di politica finanziaria che poggi in modo eccessivo sulla crescita del debito, ossia sul denaro facile, "sparge i semi della propria fine”.


Ricordo che la BRI è stata tra i pochi organismi ufficiali che preannunciò come insostenibili le condizioni finanziarie che hanno portato alla crisi del 2007-2008. Tuttavia la BRI, come tutte le altre autorità economiche mondiali, non può indicare politiche che possano determinare un ritorno a quello che una volta erano considerati modelli "normali" della crescita economica. La sua ideologia, la posizione di classe dei suoi funzionari, non può che insistere sulla necessità di "riforme strutturali", soprattutto per quanto riguarda il mercato della forza-lavoro. In altre parole, è necessario aumentare lo sfruttamento, pompare linfa vitale nelle arterie sclerotiche del sistema capitalistico globale.

2 commenti:

  1. gentilissima,
    nel marzo del 2012 è uscito in germania un libro: "Die große Entwertung", di E. Lohoff e N. Tränkle, casa editrice Unrast, 48043 Münster. gli autori sono due marxisti, di quelli buoni, appunto di quelli che è dificile trovare in giro, e decrivono in maniera perfetta la crisi attuale del capitalismo, che viene data come, posssibilmente, l'ultima. peccato che il libro non venga tradotto in italiano, potrebbe chiarire, in italia, molte cose. infatti si comprederebbe perchè la germania ha fottuto e sta fottendo il resto dell'europa, allineandosi inoltre alla politica degli stati uniti, sembra incredibile, vero?, nell'attesa che vengano giù anch'essi. i cruccazzi hanno capito tutto già da anni.Le consiglio, mi perdoni la supponenza, di leggerlo.
    franco valdes piccolo proletario di provincia

    RispondiElimina
    Risposte
    1. ho già risposto a questa tua segnalazione bibliografica:
      http://diciottobrumaio.blogspot.it/2013/01/un-primo-passo-lavorare-meno.html

      comunque grazie. ciao

      Elimina