sabato 5 ottobre 2013

Welfare e criminalizzazione della povertà negli Usa


Un’immagine alquanto significativa di come è ridotta la sedicente democrazia più grande del pianeta, è offerta dalla notizia di alcuni giorni or sono, allorquando una donna disarmata e a piedi, affetta da una forte depressione, ha cercato di oltrepassare le barriere di sicurezza del cosiddetto recinto della Casa Bianca ed è stata abbattuta a colpi di fucile.

Altra immagine di questo sistema violento e concentrazionario che sono gli Stati Uniti, è data dalla sua ipertrofia penale e carceraria (ne ho scritto qui). L’iperincarcerazione è vista come un modo finalizzato al controllo sociale di una popolazione sempre più impoverita, sempre più ostile alla desocializzazione del lavoro, diventato questo sempre più precario e improntato a forme di puro schiavismo. Quello della carcerazione di massa è un modo efficace di criminalizzare la povertà e pure un sistema per mettere a valore il disastro sociale con l’istituzione delle carceri private.



È di questi giorni la notizia che è stato finalmente liberato, perché malato terminale con poche settimane di vita, Herman Wallace, ex membro delle Pantere Nere recluso da oltre 40anni in isolamento. Già condannato a 50anni di carcere per rapina, era stato accusato di aver accoltellato e ucciso una guardia carceraria durante una rivolta in carcere, e per questo motivo condannato all’isolamento a vita. Con lui erano stati condannati altri due reclusi, Robert King e Albert Woodfox. Il primo liberato dopo 29 anni di isolamento perché ritenuto colpevole solo di aver partecipato alla rivolta, mentre il secondo finirà i propri giorni in isolamento, ossia in condizioni che Amnesty International ha definito “crudeli, inumane e degradanti” (*).

Altra immagine ancora della più grande potenza economica e militare del pianeta è data in questi giorni dalla vicenda del cosiddetto shut down, che non è una particolare festività americana. Ed è così che il presidente degli Stati Uniti, se vuole mangiare un panino, deve uscire dal cosiddetto recinto della Casa Bianca per andare in un fast food, poiché la mensa e le cucine della residenza presidenziale non funzionano per lo stesso motivo per il quale gli uffici pubblici sono chiusi da giorni e 800.000 lavoratori pubblici di ogni livello (pari a un terzo della forza lavoro complessiva) sono a casa senza stipendio.

La questione, com’è noto, verte sul fatto che uno dei due partiti che spartiscono il potere negli Stati Uniti, per approvare il bilancio di spesa statale vuole che si tagli i programmi di assistenza medica e di aiuto sociale per le decine di milioni di americani poveri che sopravvivono grazie ai buoni alimentari governativi e che non possono accedere altrimenti alle cure mediche (vedi qui). Ma c’è anche un’altra questione oltre a quella dell’approvazione del bilancio, ossia quella del tetto al debito, che secondo il dipartimento al Tesoro sarà raggiunto il prossimo 17 ottobre e che se non dovesse essere alzato potrebbe portare Washington verso il default.

Il New York Times e il Wall Street Journal hanno riferito giovedì che il rappresentante repubblicano, Paul Ryan del Wisconsin, presidente del Comitato per il Bilancio della Camera, ha tenuto delle riunioni per rilanciare le precedenti proposte di un “grande patto” volto a tagliare i programmi di assistenza sociale e riduzione delle imposte sulle società di capitale e delle imposte per i ricchi. Il giorno prima, in un’intervista, il presidente Obama aveva dichiarato che stava prendendo in considerazione misure di taglio per i programmi di assistenza medica e sociale, quelli che “hanno bisogno di essere riformati”.

In definitiva si tratta di una commedia tra le parti, a vincere sarà ancora una volta un sistema improntato alle più divaricanti contraddizioni sociali e da una profonda spaccatura culturale. Il muro tra ricchi e poveri negli Usa è come un altro Muro di Berlino. Solo che non c’è nemmeno la possibilità di fuggire da quella realtà.

C’è tuttavia da segnalare che, dato l’ordinamento federalista, lo shutdown ha effetti diversi nei vari Stati. Per esempio in California si festeggia il ritorno in attivo dei conti pubblici (il debito resta enorme), tanto che il governatore ha potuto varare alcune leggi che sono state definite “libertarie”, quali la paga minima a 7,35 euro l’ora e il riconoscimento degli straordinari alle badanti! Roba da non credere. In Virginia invece il locale governo repubblicano boicotta la riforma sanitaria, la cui implementazione è affidata unicamente al volontariato (e anche qui concedetemi un punto esclamativo).

Qualche giorno fa anche il Tg3 della Rai si è occupato delle decine di milioni di poveri che vivono grazie ai sussidi negli Usa, naturalmente minimizzando e mistificando come d’uso.



(*) L'ergastolo in Europa è stato messo all'indice nel 2013 da una sentenza della Corte europea dei diritti umani per palese violazione di tali diritti.

4 commenti:

  1. Interessante articolo del Manifesto:Il panopticon della povertà

    Dalla distruzione del welfare, passando per il workfare, si arriva al prisonfare.

    http://www.ilmanifesto.it/area-abbonati/in-edicola/manip2n1/20131003/manip2pg/10/manip2pz/346652/

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  2. Ma perchè negli USA, non si innesca una rivoluzione sociale, una lotta di classe feroce, viste le ricchezze del paese da un lato, e l'incredibile sperequazione socioeconomica dall'altro lato?

    Ciao Olympe

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  3. L’ETICA PROTESTANTE E LO SPIRITO DEL CAPITALISMO è un saggio dell'economista, sociologo, filosofo e storico tedesco Max Weber, in cui si identifica nel lavoro, come valore in sé, l'essenza del capitalismo e riconduce all'etica della religione protestante, in particolare calvinista, lo spirito del capitalismo.
    "Se il capitalismo genuino è caratterizzato essenzialmente dal profitto e dalla volontà di reinvestire incessantemente quanto guadagnato, questo atteggiamento ha una relazione con la mentalità calvinista? Questo potrebbe spiegare il ritardato avvento del capitalismo nei paesi rimasti cattolici, rispetto a quelli in cui si diffuse la Riforma? In tutte le società pre-capitalistiche l'economia è intesa come il modo per produrre risorse da impiegare per fini non economici (produttivi): consolidare il potere od ottenere maggiore influenza politica, coltivare la bellezza proteggendo letterati ed artisti (mecenatismo), soddisfare i propri bisogni (consumi) od ostentare tramite il lusso il proprio status sociale.
    Nello spirito capitalistico invece il conseguimento di questi fini legati a valori extra economici sono del tutto secondari e trascurabili: ciò che importa è che il profitto sia investito e sempre crescente. Il capitalista vero è colui che ottiene la massima soddisfazione dal conseguimento del profitto in sé, non dai piaceri che il guadagno può procurare. Ma per consolidare una tale mentalità, contraria alle tendenze "naturali", è stata necessaria, osserva Weber, una grande rivoluzione socio-culturale: la Riforma protestante, la quale iniziò per finalità religiose ma che involontariamente favorì il diffondersi della secolarizzazione.
    Il profitto segno della grazia divina
    La religione luterana aveva dichiarato l'inefficacia delle buone opere per essere salvati, la dottrina della giustificazione per fede era espressione della onnipotenza divina che, per suo insindacabile giudizio, rendeva giusto (iustum facere), giustificava, a condizione di avere fede, chi era ingiusto per sua natura, per il peccato originale. Si stabiliva così un rapporto diretto tra Dio e gli uomini. Veniva a mancare la funzione del dispensatore della grazia divina, il sacerdos, colui che dà il sacro, che assicura il fedele del perdono divino, per cui occorrono le buone opere, e della grazia salvifica.
    La mediazione della Chiesa tra il fedele e Dio presente nel cattolicesimo, nel luteranesimo era cancellata. Ogni credente diveniva sacerdote di se stesso. Nessun uomo, sosteneva Lutero, con le sue corte braccia può pensare di arrivare fino a Dio. Questa condizione era potenzialmente disperante. Quanto più il fedele viveva approfonditamente la sua fede tanto più il dubbio si insinuava sulla sua sorte nell'aldilà. Con Calvino c'è una soluzione: il segno della grazia divina diventa visibile e sicuro: è la ricchezza, il benessere generato dal lavoro. Anzi il lavoro in sé acquistava il valore di vocazione religiosa: è Dio che ci ha chiamato ad esso. È quindi il beruf, il lavoro e il successo che ne consegue che assicura il calvinista che "Dio è con lui", che egli è l'eletto, il predestinato.
    Di conseguenza il povero è colui che è fuori dalla grazia di Dio. Chi sa quali colpe egli ha commesso per essere stato punito con la povertà. La figura del povero, che nel medioevo cristiano e cattolico era la presenza di Cristo, lo strumento per acquisire meriti per il Paradiso, ora è invece il segno della disgrazia divina. Le torme di mendicanti cenciosi e ladri che ora assediano nel Cinquecento le strade della città impauriscono i buoni borghesi. Ad ogni aumento del prezzo dei beni alimentari può scatenarsi una sommossa. Essi quindi verranno relegati dalle autorità cittadine, spesso con la forza, negli ospedali che divengono i luoghi di raccolta di ammalati, vagabondi e poveri".

    Articolo interessante sul Fondamentalismo religioso negli USA
    http://www.movisol.org/fondamentalisti.htm

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  4. Ma se a metà ottobre come qualcuno scrive gli Usa facessero default? Non sarebbe la fine del capitalismo ma certo un bello scossone.. Gli Usa non potrebbero più pagare gli interessi sui loro titoli: sarebbe un bel colpo, anche pensando al fatto che a possederne una quota enorme è la Cina...
    un editorialista di Der Spiegel scrive alla fine questa eventualità sarà scongiurata all'ultimo secondo. In Italia tutti zitti: meglio pensare a Letta, alfano e la rinascita della dc...

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