domenica 25 agosto 2013

Della guerra prossima futura


Se conosci il nemico e te stesso,
non devi temere il risultato di cento battaglie.
Se conosci te stesso ma non il nemico,
per ogni vittoria ottenuta potrai subire anche una sconfitta.
Se non conosci né il nemico né te stesso,
soccomberai in ogni battaglia.
SunTzu, L’arte della guerra, Guida editore, p. 83.


Andando con la memoria – storica – ai lustri immediatamente precedenti l’estate del 1914, si possono rilevare con facilità i prodromi di ciò che sarebbe stata poi la grande carneficina. Anche i coevi, non solo i più avvertiti, non mancarono di percepire in lontananza il fragore che annunciava il grande temporale, per esempio nel Pacifico e a Port Arthur, o anche più vicino, nei Balcani e lungo le coste del Mediterraneo, per non dire della guerra ispano-americana (1898) e di quella anglo-boera. La guerra è nella natura dell’imperialismo moderno, non meno di quello antico. Le controversie che impegnarono le cancellerie per spartirsi il mondo, in attesa di mettere le mani sulla carcassa ottomana, punteggiano numerosissime la storia degli anni a cavallo tra i due secoli.



Non mancarono nemmeno le grandi rivolte popolari, non solo in Russia (1905), ma anche nell’estremo Occidente, con il massacro di proletari che chiedevano pane e giustizia sociale. Nondimeno anche quegli anni furono di crisi economiche, come quella del 1907, e di omicidi politici, come quello dell’imperatrice d’Austria-Ungheria, del presidente francese Carnot, del capo del governo spagnolo Canovas de Castillo, del presidente degli Stati Uniti Mc Kenley, del monarca italiano, di quello portoghese e di suo figlio, eccetera.

Le cause che fecero precipitare gli eventi in quell’estate del 1914 trovarono dunque pretesto in uno dei tanti episodi di quegli anni. Si trattò di una casualità di fatti che avrebbero potuto anche essere diversi da quelli che effettivamente furono e portare comunque però allo stesso risultato, cioè alla guerra. Ciò che accadde nel dettaglio, in modo indeterminabile, seguì dunque un ordine di necessità più complessiva, questa sì determinabile date le posizioni dei contendenti sulla scacchiera internazionale. Engels, che morì ben prima (1895), preconizzò una grande guerra per l’alba del nuovo secolo.

Venendo all’oggi, ossia al dopo 1989, ci troviamo in un mondo quasi quotidianamente scompaginato da eventi sempre più inaspettati e di difficile valutazione, che dimostrano a mio avviso (vedi nord Africa e Vicino oriente) la mancata comprensione degli scenari che si consumano in settori e aree geografiche diverse. Tenendo appunto presente quanto è accaduto più volte nel passato, la natura stessa delle contraddizioni capitalistiche e le conseguenti dinamiche, la domanda da porsi non è “se”, ma “quando” e in che modo sarà combattuto il prossimo conflitto mondiale.

Si ritiene che una guerra tra grandi potenze potrebbe scatenare un’escalation nucleare, e proprio questo sarebbe un motivo di forte deterrenza. Ritengo una possibilità che il conflitto sfoci in un’escalation nucleare, ma che la deterrenza funzioni all’infinito è, a mio parere, da escludere, per ragioni che qui non esamino in dettaglio, se non per dire che pace e riforme non sono possibili sotto l’imperialismo, e anche laddove per un certo periodo storico si sono dimostrate agibili perché funzionali al capitale, ciò avveniva a scapito di altri miliardi di esseri umani.

Mi limito a considerare ciò che è accaduto in passato. Il primo conflitto mondiale – che decise quale dei due gruppi di banditi, l’angloamericano o il germanico, dovesse recitare la parte del leone, fu combattuto con un uso limitato – da motivi tecnici forse più che da scelte strategiche – di armi chimiche, cioè l’impiego di gas sui campi di battaglia. Nel periodo tra i due conflitti mondiali, furono stoccate nuove e più potenti armi chimiche, e anche batteriologiche. Furono pure usate in contesti e situazioni limitate, come in Etiopia e in Afghanistan. Churchill non si dichiarò affatto “schizzinoso” sul tema. La Germania nazista si dotò di arsenali con agenti nervini ed è probabile che le altre potenze non siano rimaste a guardare.

E tuttavia le potenze belligeranti nel secondo conflitto non fecero uso generale di armi chimiche e batteriologiche, nemmeno da parte di quel lucidissimo “pazzo” di Hitler, nemmeno negli ultimi mesi di guerra. Credo che i servizi d’intelligence dell’una e dell’altra parte fossero ben al corrente della situazione in campo. Dunque, le cosiddette armi di distruzione di massa non furono usate perché funzionava la deterrenza.


Allo stesso modo, si può congetturare che, in un prossimo conflitto su grande scala, le armi nucleari, strategiche e tattiche, possano lasciare spazio a un confronto sul piano convenzionale, che però tanto convenzionale non sarà comunque poiché poco o nulla sappiamo di ciò che gli arsenali e soprattutto i laboratori tengono celato (Internet docet). E non sarà perciò solo un conflitto terrestre e aero-navale classico, con propaggini extraterrestri (satelliti, ecc.), ma sarà centrale la contesa sul piano delle nuove tecnologie, con un ruolo rilevante della nuova intelligence, di controllo sulle comunicazioni e sullo stato psichico, emotivo, culturale e informativo delle popolazioni in misura inedita rispetto al passato. In buona sostanza, sarà la prosecuzione e lo sviluppo dei conflitti già in atto.

5 commenti:

  1. la deterrenza nucleare ha due aspetti : tattico e strategico.Questultima e' la deterrenza che ci viene venduta dai media e concordo anchio che essa funzionera' sempre , almeno finche' uno dei contendenti non raggiunga la certezza di un efficace primo strike.
    Ben diversa e' invece la seconda, Crescendo infatti l' opposizione cino russa all' impero americano nulla infatti impedira' prima o poi a costoro di scambiarsi testate tattiche su di un " terreno intermedio" tipo europa , MO e EO .
    Se cio non e' ancora avvenuto e' perche' "il piu' forte " ( la russia negli '80 e gli USA oggi ) non ha certezza che questo tipo di guerra possa essere risolutivo , perche', come si e' visto nella "vittoria" USA del 1989, se poi non schiacci l' avversario nel SUO terreno , non vinci realmente.
    Ecco quindi perche' gli USA dal ventanni perseguono contro la russia una " guerra dolce" tesa piu' all' accerchiamento e allo sfaldamento interno che ad una vittoria diretta sul campo . Ma a quanto pare nemmeno questa strategia pare stia funzionando e i rischi di un confronto diretto ( anche nucleare tattico) sono sempre piu' gravi.

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  2. Le premesse per farsi la guerra ci sono tutte, sì, è - purtroppo - atterrito mi trovo concorde sull'occorrenza di domandarsi "quando" e non "se".
    Tuttavia, ingenuo, aggiungo: le "opinioni pubbliche" mondiali, quelle occidentali viziate da decenni di relativa pace e spolpati diritti sociali, quanto sarà possibile renderle "belligeranti", convincerle della necessità della guerra?

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    1. se hai il controllo dei media, in quindici giorni solamente puoi radunare almeno 500mila uomini disposti a far la guerra all'islam, alla cina, a putin, all'albania, alla romania, alla germania, a chi vuoi. ascolta il discorso del 10 giugno 1940, ascolata le ovazioni all'annuncio della guerra. ciao

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    2. Vero. Attenzione però: in Europa oggi funzionerebbe se la guerra da scatenare fosse per procura o per interposta tecnologia, come quelle degli ultimi vent'anni. Se a combattere ci andassero "gli altri" o i robot. Fin lì tutto bene per la propaganda.

      Se invece si pensasse di riempire le caserme di volontari con l'iPad, l'happy hour e i maccheroni della mamma, temo che il gettito sarebbe assai inferiore ai 500.000. Comunque il problema non si pone: hanno i mercenari e hanno i robot, quindi la guerra possono scatenarla come e dove gli pare.

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  3. La Dottrina della Mutua Distruzione Assicurata(M.A.D.),che finora ha impedito la III Guerra,potrebbe presto essere superata dalla Pseudo Certezza,NON Matematica Certezza che i Sistemi di dfesa Antimissili, ancora in fase di studio, possano assicurare di sferrare il Primo Colpo e respingere la risposta avversaria.
    Le nuove armi si provano sempre in GUERRA.

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