giovedì 15 agosto 2013

Capra e cavoli


È ben curiosa la vicenda umana e politica di Giorgio Napolitano, il presidente della Repubblica detto re–Giorgio (c’è pure sangue piemontese nelle sue vene). È chiamato a mostrarsi straordinariamente consapevole non solo di se stesso, ma di noi; vi è addirittura segno, più nelle interpretazioni giornalistiche che nelle sue effettive dichiarazioni, che da lui dipenda soprattutto il futuro di una persona. Credo sia proprio di questo che Berlusconi medita in questi giorni, ossia di come sia infine curiosa la vita se il suo destino è legato – almeno così vuol dare ad intendere e magari lusingarsi un po’ – alle decisioni di un vecchio ex comunista.

E tuttavia Berlusconi non riesce – si è ben visto nell’ultima adunata con i suoi clienti – a interpretare con convinzione la parte dell’eroe tragico poiché è nel suo carattere e stile naturale venirgli meglio quella del tragico pagliaccio. Ma noi sappiamo che le leggende sono necessarie, tanto ai media quanto alle plebi, specie in un’epoca di deflazione, e le divinità brillano finche trovano occhi di testimoni che le vedono. E televisioni evangeliche che le mostrano e raccontano.



In molti però sperano che, nonostante le sagge interpretazioni e la sottile retorica quirinalizia, per Lui sia arrivata la fine del suo vangelo. Per contro, i suoi numerosi chierici sperano di vedere di nuovo alzarsi la loro stella come quella del mattino, ma sono già pronti all’apostasia, c’è da scommetterci. Al momento non sappiamo nulla di preciso, ed è questo il grande fascino della “diretta” storica su questo pianetino a forma di Golgota. Non ci resta che sopravvivere incrociando le dita.

In un modo o nell’altro, sia dal punto di vista di chi spera nel meritato castigo, e sia da quello di chi grida al martirio, re–Giorgio, il più alto magistrato della Repubblica, riuscirà ad esaurire il credito residuo presso la banca degli illusi e degli scontenti. Del resto è sua la responsabilità di voler salvare capra e cavoli, come dice Makkox.


Diversamente da com’è andata, per esempio, nel caso del presidente JFK, al quale l’opinione pubblica ha riconosciuto più forza da morto che da vivo, a Napolitano la storia riserverà una noticina dove si dirà che seppe scontentare tutti.

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