sabato 25 maggio 2013

La ghigliottina? Sistema antiquato, troppo lenta


O possiedo una particolare attitudine a presagire le cose, oppure in questo bislacco paese le cose sono fin troppo facili da prevedere. Propendo decisamente per la seconda ipotesi.

Che cosa scrivevo sabato 27 aprile a proposito del ministro dell’Istruzione Maria Carrozza?

Quando un ministro dell'Istruzione, della ricerca e dell'università dichiara che il suo dicastero “deve svolgere un ruolo fondamentale nel far ripartire le speranze del Paese”, vuol dire che siamo allo stesso punto di prima. Questo paese, e la scuola, sono morti di speranze. La sciocchina, invece d’invocare la ripartenza delle speranze, dovrebbe spiegare come intende reperire le ingenti risorse necessarie per gli investimenti nell’istruzione e nella ricerca. Con le riforme a costo zero non si va da nessuna parte, anzi, si torna indietro.



Neanche un mese dopo e già minaccia le dimissioni:

"O ci sono margini per un reinvestimento nella scuola pubblica oppure devo smettere di fare il ministro dell'Istruzione.

Di dove viene questa qui? Credeva veramente che della scuola pubblica importi realmente qualcosa a qualcuno di quelli che da decenni stanno al potere? A loro interessa solo la scuola cattolica (che presa per il culo chiamarla privata o paritaria, si tratta di scuola cattolica nel 95% dei casi).

Vediamo il caso di Bologna, quello che sta a cuore ai baciapile come Prodi. I sostenitori del finanziamento si stracciano le vesti perché, in mancanza di questo, un centinaio di bambini resterebbe a casa, mancando i posti nelle private come nelle pubbliche. È stato calcolato che con quel milione di euro il comune potrebbe provvedere in proprio ad aprire una scuola pubblica, e il problema sarebbe risolto. Evidentemente c’è dell’altro. Del solito.

La quintessenza del “problema” è la questione Chiesa cattolica, che oltre ad indottrinare le è permesso di agire come imprenditrice in tutti i campi finanziati direttamente o indirettamente (esenzioni) dallo Stato, e quindi sovvenzionati profumatamente non solo dai cattolici ma da tutti, anzitutto da quelli che le tasse sono costretti a pagarle “alla fonte”. Questo vale per la scuola così come per il settore alberghiero, dove per le sue attività la Chiesa non paga l’Imu e dove la Guardia di finanza manco si sogna di mettere becco (altro che scontrini a Cortina).

La Chiesa cattolica bolognese, già proprietaria del 20-25% del patrimonio immobiliare (le stesse percentuali valgono per le altre diocesi), ha bisogno del milione che il comune non troverebbe neanche raschiando il fondo del barile, per non perdere gli immensi guadagni derivanti dalle rette della sua scuola privata? Il tutto in un momento in cui le famiglie sono alla fame e la diocesi è all’indigestione, a fronte del lascito multimilionario che il proprietario della FAAC, per guadagnarsi il paradiso, ha concesso a lor monsignori in tempi recentissimi. Siamo al ridicolo, siamo alla burla, siamo alla Costituzione ridotta a strame.

2 commenti:

  1. L'ignara Carrozza, piovuta dal cielo a miracol mostrare, non sa che l'ultimo atto politico di rilievo del governo Monti, il DEF, deliberato dal Consiglio dei Ministri il 10 aprile 2013, prevede che la spesa per istruzione in rapporto al PIL venga progressivamente ridotta "nei primi anni di previsione", e riprenda a crescere a partire dal 2060. Duemilaesessanta.

    Ignora pure, l'ignara, che fra crollo del PIL (e dunque delle entrate pubbliche), obbligo costituzionale al pareggio di bilancio e fiscal compact, prevedibilmente i tagli saranno sinanche incrementati.

    Poi, devono averla avvertita. La chiarissima ha perciò ritirato la minaccia di dimissioni. Anzi, ha dichiarato di non aver mai minacciato le dimissioni (http://www.gildavenezia.it/docs/Archivio/2013/magg2013/carrozza-mai.htm).
    Anche lei fraintesa? Qui le sue originarie dichiarazioni: http://www.gildavenezia.it/docs/Archivio/2013/magg2013/andarsene.htm

    Eppure, le parole di questi clown continuano a ricevere ascolto: non ti dico quanti colleghi e colleghe di lavoro pronti e pronte a fremere di speranza. "Avete sentito Carrozza? Adesso le cose cambieranno!". E, alle mie repliche basate sui fatti, sui dati e sul contesto politico, hanno risposto "Sei troppo pessimista".

    Hans

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    1. eh già, quello che frega i pessimisti è il loro realismo. quello che ci frega tutti è l'ottimismo dei non troppo pessimisti

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