sabato 16 febbraio 2013

"Il taglio del deficit non rappresenta un piano economico"



Il presidente Barack Hussein Obama ha visitato mercoledì scorso una fabbrica, la Linamar Corporation di Asheville, in Carolina del Nord, riconfermando nelle sue dichiarazioni parte di quanto aveva detto il giorno prima nel suo discorso sullo stato dell’Unione. In tale occasione aveva dichiarato che “La più grande nazione sulla Terra non può reggere andando da una crisi industriale all’altra”, vantando tuttavia che si comprano ora più auto nazionali rispetto a cinque anni fa, così come gli Usa sono meno dipendenti dal petrolio importato. A tale proposito Obama ha affermato che gli Usa stanno puntando sulle energie alternative, solare ed eolico, ma anche sul gas naturale. Ciò nonostante il presidente ha ammesso che il clima a causa dell’inquinamento è cambiato come non mai negli ultimi 15 anni.

Anzitutto ha affermato che è sempre meno conveniente per il capitale statunitense investire in Cina anziché negli Usa. A tal fine ha citato il colosso dell’elettronica Intel che, presente in Cina, aprirà il suo stabilimento più avanzato proprio negli Usa. Ha dichiarato che la Caterpillar sta ritornando con le proprie attività negli Usa dal Giappone. Lo stesso sta facendo Ford di ritorno dal Messico. E quest'anno, Apple inizierà a produrre i Mac di nuovo in America.

Oggi i nostri scienziati – ha detto Obama – stanno effettuando la mappatura del cervello umano per trovare risposte al morbo di Alzheimer, e si sviluppano farmaci in grado di rigenerare gli organi danneggiati, quindi si stanno elaborando nuovi materiali per rendere le batterie dieci volte più potenti. Il presidente ha citato anche l’importanza rivoluzionaria della stampa in 3D per il futuro della produzione, tecnica messa a punto in un Istituto dell’Ohio.

Obama ha ammesso che troppe persone non riescono a trovare un lavoro a tempo pieno, e che anche chi lavora a tempo pieno, se ha un salario minimo, vive nella povertà. Testualmente ha detto: «Una famiglia con due bambini dove un solo adulto lavora e guadagna il minimo - ha detto il presidente - vive sotto la soglia della povertà. Dobbiamo dichiarare che nella nazione più ricca della terra, nessuno che lavori dovrebbe essere costretto a vivere nella povertà».

Perciò Obama ha proposto di alzare il salario minimo: da 7,25 a 9 dollari, più l'indicizzazione al costo della vita. Una proposta quest’ultima che se fatta in Italia scatenerebbe anzitutto la dura reazione padronale, comunque una proposta – quella della scala mobile per recuperare il tasso d’inflazione – lontana anni luce dai programmi dei partiti politici nella nostra contesa elettorale, impegnati tutti a ridurre “il costo del lavoro”.

L’aumento del salario minimo proposto dal presidente impatterebbe positivamente su milioni di famiglie e "marcherebbe la differenza tra il fare la spesa e il ricorrere ai bonus per il cibo, tra il pagare l'affitto e l'essere sfrattati". Gli americani che ricorrono agli aiuti governativi per fare la spesa sono ufficialmente 44 milioni.

Obama ha detto però anche un’altra cosa: "Il taglio del deficit senza misure di sostegno alla crescita non rappresenta un vero piano economico". In Europa questa frase non l’hanno sentita e forse erano distratti molti dei media sempre pronti a riportare ogni scorreggia proveniente dalla Casa Bianca. Tuttavia Obama ha sottolineato che nessuno dei suoi impegni dovrebbe comportare un aumento del deficit.

Altro impegno di Obama è il piano per garantire «a tutti i bambini d'America una scuola di alta qualità a partire dai quattro anni». Quindi Obama ha assunto l’impegno per un piano generale delle infrastrutture e per l’edilizia abitativa, e l’aiuto al credito finanziando la riduzione dei tassi d’interesse per l’acquisto della casa.

Insomma, un discorso tutto da leggere e che dovrebbe portare anche qualche riflessione e ravvedimento da parte degli ambienti moderati nostrani sempre troppo timorosi di esporsi alle critiche del padronato e degli ambienti finanziari.

5 commenti:

  1. Cara Olympe aiutami a spiegarmi quello che per me è un arcano.
    Se a causa della caduta tendenziale del saggio di profitto si delocalizza, per abbattere il costo del lavoro vivo, cioè li dove il capitalista realizza i suoi guadagni, l'estorsione del plusvalore, perchè mai per il capitale USA, è più conveniente investire nella madrepatria?

    Un saluto da F.G

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    1. evidentemente i costi complessivi (manodopera, trasporto, fisco, ecc.) stanno rendendo nuovamente conveniente produrre negli Usa

      saluti

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  2. Olympe mi perdoni ma allora dobbiamo auspicare un Obama anche in Europa? Mi faccia capire. Gli Usa portano avanti queste politiche sapendo di potersi indebitare per svariati motivi, cosa che noi non possiamo fare. E quindi? La soluzione per noi e per l'Europa non è certo guardare agli Usa, o forse non ho capito il suo post. Va bene mettersi dal punto di vista borghese, ma qui credo che il suo discorso non collimi affatto con le sue posizioni da sempre espresse, e generi confusione in noi lettori. La prego di spoegarsi meglio :) grazie e saluti affettuosi.

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    1. a mio avviso non dobbiamo confondere la strategia con la tattica. il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro deve pur essere sempre un obiettivo. da un punto di vista strettamente economico, le politiche restrittive non fanno altro che aggravare la crisi. ciò non significa cmq che politiche economiche espansive risolvano di per sé la crisi e le contraddizioni fondamentali del capitalismo. il senso del post è quello di rendere evidente le contraddizioni che ci sono sul tema della crisi all'interno della stessa borghesia, quindi di come negli usa e in europa, per motivi diversi, si agisca in senso quasi opposto

      cordiali saluti

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  3. Grazie di questo resoconto della politica di Obama che spero venga preso in considerazione anche dalla sinistra parlamentare nostrana che, se vincerà, potrà tentare simili riforme solo se avrà l'intelligenza e la forza di allearsi non con il centro ma col M5S e con Riv.Civ.

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