sabato 18 agosto 2012

Molto male



Sono diversi mesi che il governo e le parti interessate chiacchierano di crescita senza specificare di cosa si tratti. Ora la cantilena mediatica riguarda il taglio delle tasse, senza dire nulla di preciso, salvo che da tali misure saranno esclusi salariati e pensionati.

Non c’è nessuno che si rivolga ai maggiorenti pro tempore con domande semplici che anche la plebe minuta possa comprendere, del resto i media sono blindatissimi. Esempio: per quale motivo, presidente Mario Monti, ella crede che in Romania vi siano 19.500 aziende italiane? Per via del costo della manodopera? Sicuramente, ma non basta. Perché ciò non spiega il motivo per il quale sempre più aziende emigrino in Austria e in Svizzera. Per quale motivo, sempre per esempio, la Danieli di Buttrio, acciai speciali, non una fabbrichetta, minaccia di andare in l’Austria con 400 posti di lavoro? Per quale motivo la Montanaro Carlo & Figli ha due stabilimenti a Feistriz? Ma anche i piccoli, come la Derma Technology di Oderzo, con meno di dieci dipendenti, preferisce la Carinzia. Finora le imprese italiane in Austria sono 1.059 (800 provenienti dal nord-est) ma sono sempre di più quelle che fanno questa scelta.

Problemi di costi, soprattutto di oneri fiscali insostenibili, quindi di costi dell’energia, burocrazia, ecc.. Il Nordest e l’Emilia fanno i 2/3 della bilancia commerciale italiana. O meglio, facevano, perché la locomotiva si sta inesorabilmente scassando e saranno cazzi amari per il saldo commerciale e i conti statali, quindi per il mantenimento dell’idrovora politico-clientelare romana e meridionale.

La tassazione sul reddito da impresa supera il 50%, bisogna essere pazzi per investire in Italia quando a cento chilometri posso pagare al massimo il 25%, senza le rotture di balle burocratiche italiche. È molto semplice e realistico il ragionamento di padroni e padroncini veneti, friulani ed emiliani. E, dal punto di vista imprenditoriale, tale ragionamento non fa una grinza. Chi investe lo fa anzitutto per ricavare profitti, non per ricevere attestati di benemerenza e cavalierati.

I modi per ridurre le tasse ci sono. Il principale è tagliare e razionalizzare le spese. Questa classe politica e dirigente, tutta, non può farlo, per il noto motivo che segherebbe l’albero su cui sta seduta (non è una scoperta recente di Grillo, è una questione vecchia di oltre un secolo). Una classe dirigente e politica di ricambio non c’è, e anche vi fosse dovrebbe misurarsi con le stesse dinamiche clientelari, mafiose e camorristiche.

L’ho scritto il 5 di agosto: La storia politica dell’Italia è per lunghi tratti la storia criminale dei partiti politici e della loro gestione dello Stato, della loro commistione con poteri di ogni genere, spesso illegali, in cambio di voti, di soldi, di quote di potere, di controllo del territorio, delle risorse e dei flussi di spesa. Della loro intelligenza con potenze straniere.

Schiacciati dal debito pubblico e dalle continue “manovre”, in recessione e in calo drammatico dei consumi a causa anche di politiche economiche demenziali quando non criminali, finora e in qualche modo l’export ha tenuto, ma i numeri dicono che cresce la disoccupazione anche nelle aree industriali virtuose (nel solo Veneto 80.000 posti in meno!), il saldo tra aperture e chiusure di aziende si fa sempre più negativo, i salari arretrano. Come finirà, in dettaglio, non lo so dire, ma in generale finirà male, molto male.

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