domenica 6 maggio 2012

Günter Grass



A suo tempo, la confessione dello scrittore più celebre della Germania, Günter Grass, di aver prestato servizio come carrista, a 17 anni, negli ultimi mesi di guerra, in una divisione delle Waffen-Ss, e non, come precedentemente affermato, in una unità controaerei, scatenò un torrente di accuse grottesche, sostenendo che lo scrittore avrebbe perso ogni pretesa di credibilità morale e che avrebbe dovuto restituire il suo Premio Nobel per la letteratura. L’accusa rivolta a Grass è duplice: aver taciuto per decenni la sua giovanile appartenenza alle Ss-Panzer-Division, ossia di averla rivelata con colpevole ritardo, e di aver descritto nei suoi romanzi i tedeschi come indistintamente colpevoli di quanto accaduto durante il nazismo. Insomma l’accusa è di reticenza, doppiezza e ipocrisia.

Che Grass avesse servito in una Ss-Panzer-Division non era così segreto come si volle far credere nel 2006. I suoi documenti di congedo dalla prigionia americana dimostrano chiaramente la sua appartenenza alla Waffen-Ss e sono stati accessibili al pubblico per decenni, ma nessuno si è preso la briga controllarli o, forse, non era venuto ancora il momento. Peraltro, secondo un report della televisione tedesca del 2006, il quotidiano francese Figaro aveva già riferito alcuni anni prima della cosa, ma a quel tempo non vi era stata alcuna presa di posizione in Germania o altrove.

Grass nella sua intervista all'Allgemeinene Frankfurter Zeitung e nella sua autobiografia, Sbucciando cipolle, si occupa dell'episodio nei dettagli e rivela il dolore di ricordare e soprattutto la vergogna per questo suo ricordo. Nella sua autobiografia, scrive che allora non c’era nulla, per un ragazzo di 17 anni, cresciuto ed educato a Danzica nella propaganda nazista, che potesse essere interpretato come un segno di disgusto l’indossare l’uniforme che sul colletto riportava la doppia runa. Le Waffen Ss erano viste come un’unità di élite che doveva assicurare la tenuta del fronte, rompere l’accerchiamento a Demjansk, oppure riconquistare Charkow. Nessun 17enne, cresciuto fin da bambino sotto il regime e la propaganda pervasiva hitleriana, a quell’epoca aveva conoscenza della reale natura del nazismo e la capacità di cogliere il carattere criminale dell'organizzazione alla quale si univa.

Sarebbe stato difficile, impossibile in tali condizioni, sviluppare in un ragazzo un atteggiamento diverso. Come molti giovani della sua età, Grass crede nella "vittoria finale" fino al termine della guerra. Non ha mai cercato di nascondere questo fatto. Egli non è stato né direttamente o indirettamente coinvolto in uno qualsiasi dei crimini delle Waffen Ss, e nessuno dei suoi critici lo accusa di cose del genere. Dopo l'addestramento, fu attivo in guerra per poche settimane, fu ferito e finì prigioniero dell'esercito americano prima che potesse sparare un colpo. A quel tempo aveva ancora 17 anni. È stato certamente un errore per Grass rimanere in silenzio per così tanto tempo su questo episodio della sua biografia, ma è un errore che dove essere considerato e compreso nelle sue giuste proporzioni, psicologiche e storiche.

A voler dar retta agli accusatori di Grass, quelli che sostengono che “Ciò che resta delle parole meravigliose di questo grande poeta sono una mera farsa, senza valore”, allora non si dovrebbe più ascoltare, solo per fare un esempio molto noto, la musica diretta da Herbert von Karajan, il quale, ben diversamente dal giovanissimo Grass, nel 1933, all'età di 25 anni, aderì al nazionalsocialismo due volte (a quello tedesco e a quello austriaco), una mossa che peraltro fu estremamente redditizia per la sua carriera. O dovremmo preferirgli l’ambiguità morale di un Joachim Fest?

Se si volessero poi tracciare con la vicenda di Grass dei parallelismi con i casi italiani, basterebbe ricordare quello di Dario Fo, anch’egli Nobel per la letteratura. Giovanissimo fece parte delle truppe repubblichine di Salò, cosa che emerse pubblicamente decenni dopo a seguito di un processo. Quello che conta è ciò che ha fatto Fo da adulto e non da ragazzino suggestionato dalla propaganda e da una situazione storica drammatica. Altri personaggi celebri e popolari fecero parte delle truppe di Salò, da Tognazzi, Calindri, Dapporto e Vianello, da Valter Chiari a Marco Ferreri e Enrico Maria Salerno, e molti altri, come Hugo Pratt, Burri, Sironi, Berto, Dino Buzzati, oppure Margherita Hack che giurò fedeltà a Salò.

Quanto alla seconda accusa a Grass, essa è francamente ridicola e tratta in malafede. In Germania non sono pochi coloro che non perdonano a Grass le sue riflessioni e le sue denunce, per cui molti degli attacchi che ne sono seguiti non hanno alcuna relazione con i fatti e sono chiaramente motivati politicamente e ideologicamente. Nei suoi primi romanzi, Grass non raffigura i tedeschi indiscriminatamente come colpevoli, ma ritrae l'ambiente piccolo-borghese della Germania del dopoguerra, compiacente e conservatore, in cui il fascismo potrebbe fermentare e svilupparsi nuovamente. Critica il riciclaggio di esponenti di alto rango del nazismo in posti statali di rilievo, traccia i punti deboli del carattere e delle meschinità che hanno portato le persone comuni a collaborare con i nazisti, così come pone in luce il valore di chi ha sofferto e opposto resistenza. Il tema centrale dei suoi libri è la sua generazione che crebbe e fu educata sotto il Terzo Reich, ne descrive le contraddizioni e i dilemmi morali, le difficoltà nel fare i conti con il passato. Cerca in definitiva di riportare sulla giusta strada quelle persone che guardando da un'altra parte hanno ingannato se stesse su quello che realmente accadeva.

Scrive Grass: "per decenni ho rifiutato di ammettere a me stesso la parola e la lettera doppia [Ss]. Quello che avevo accettato sulla base di stupido orgoglio dei miei anni giovanili ho cercato di nascondere dopo la guerra a causa della mia vergogna crescente. Ma il peso è rimasto, e nessuno poteva sollevarlo. Durante il mio addestramento come carrista, che ho sopportato nell'autunno e nel lungo inverno, non vi era alcuna menzione dei crimini di guerra che più tardi vennero alla luce; tuttavia l’ignoranza non può nascondere il fatto di essere stato coinvolto in un sistema che aveva progettato, organizzato ed eseguito la distruzione di milioni di persone. Anche se mi assolvo di responsabilità attiva, ci sono ancora oggi i resti di quella responsabilità che troppo facilmente chiamiamo condivisa. Ed è certo che questa sarà vissuta per il resto dei miei giorni".

2 commenti:

  1. Non dimenticherei Giorgio Albertazzi; ed anche Eugenio Scalfari.
    C.

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  2. non ho dimenticato albertazzi, ma questi non ne ha fatto mai mistero e non né ha preso le distanze

    quanto all'eugenio egli non aderì a salò ma preferì ritirarsi a vita privata in una sua proprietà in calabria

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