martedì 24 aprile 2012

L'Olandese volante che odia i ricchi



Il mio amico Mauro, a proposito del caso del signor Gennaro Casafina (vedi post di ieri), m’invita a leggere i commenti dei lettori ai piedi dell’articolo del Corriere. Immagino siano inverecondi e per questo non frequento quei pianeti spesso infestati di vita diversamente intelligente.

* * *

C’è chi spera in François Hollande, ammesso che vinca il ballottaggio con il marito di Carla Bruni. E cosa cambierebbe per la Francia e l’Europa? Basta leggere il curriculum di questi personaggi, è fatto con il ciclostile. Quando uno frequenta l'École des Hautes Etudes Commerciales e soprattutto quando esce dall’École nationale d'administration (ENA), è per sempre cosa loro. Non per nulla Hollande diventa uno dei consiglieri ufficiosi di Jacques Attali, l’altro era Ségolène Royal. Hollande è uno che viene scartato alla visita di leva per miopia ma fa ricorso e viene arruolato come allievo ufficiale alla scuola militare di Saint-Cyr, perciò è un “saint-cyriens”. Tra i suoi camerati troviamo:

Jean-Pierre Jouyet, futuro segretario di Stato per gli affari europei;

Francois Fillon, ora direttore dell'Autorità per i mercati finanziari;

Michel Sapin, futuro ministro delle Finanze, oggi consigliere economico in Olanda;

Henri de Castries, ora presidente del l'assicuratore AXA, già vicino a Nicolas Sarkozy ma ora con Hollande;

Jean-Michel Lambert, giudice del controverso caso Gregory, attualmente vice presidente del tribunale distrettuale di Le Mans.

Uno scampolo di quella mafia bianca, tecnocratica, che la borghesia ci presta facendola passare una volta per “destra” e un’altra per “sinistra”. E ci si casca sempre. Sia chiaro che la borghesia non è un monolite e al suo interno è strutturata in gerarchie e correnti portatrici di strategie diverse. Non per nulla sulla scena oltre a Hollande e Sarkozy c’è Marine Le Pen. Il partito socialista è sempre stato il motore dell’asse franco-tedesco, e non è un caso che nell’entourage di Hollande spicchino nomi come:

Michel Sapin (ENA anche lui), due volte ministro;
Jean-Pierre Jouyet (ex ENA, ovviamente) presidente del Financial Markets Authority (AMF) e "amico da 30 anni" di Hollande;
Karine Berger (da non confondere con la modella) Polytechnique, ENSAE, Sciences-Po come Hollande, capo studi economici della compagnia di assicurazione del credito Euler-Hermes);
Elie Cohen (omonimo della nota spia israeliana) ha scritto una relazione con Pisani-Ferry sostenendo il completamento della deregolamentazione, liberalizzazione dei servizi, e la finanziarizzazione dell'economia;
Emmanuel Macron, già commissione Attali e ora … Rothschild;
Stéphane Bougenah, ex consigliere di Dominique Strauss Kahn è ora a capo del Banco Santander in Francia.
Jerome Cahuzac, chirurgo estetico, presidente della commissione Finanze in Parlamento e tanto altro;
Andrew Martinez, un ex dirigente di Accor, nel team della campagna socialista che consiglia il candidato sui rapporti con le imprese.

E molti altri dello stesso ceppo batterico, come Anne Lauvergeon, ex capo di Areva (nucleare), Christophe de Margerie (Total), Anne Claire Taittinger (presidente Société du Louvre – grand hotel e tanto altro – e nipote del leader dello Champagne omonimo, già reazionario di estrema destra e petenista), Paul Hermelin, CEO Capgemini, Jean-Cyril Spinetta, amministratore delegato di Air France-KLM, Gérard Mestrallet, presidente e AD di GDF Suez e François Villeroy de Galhau, Chief Operating Officer di BNP Paribas. Tutta gente che guadagna qualcosa di più un milioncino di euro l’anno.

In campagna elettorale Hollande ha promesso di tassare, se eletto, del 75% la parte eccedente del reddito superiore a un milione di euro. Non lo farebbe, semplicemente. I padroni sono tutt’altro che spaventati da Hollande, e lo credono un prodotto migliore di Sarkozy in difesa dei loro interessi dato che quest’ultimo non ha dimostrato grande coerenza ed efficacia nella strategia.

4 commenti:

  1. E in tutto questo Melenchon, avrà un ruolo? E' nelle sue potenzialità, portare avanti un qualche tipo di rivendicazione dei subalterni?
    Bye.

    The Red

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  2. ...direi che la chiosa finale descrive al meglio il perché Sarko è out (o quasi) mentre Hollande è "in".

    L'unico "point noir" di Hollande è la sua scarsa attitudine al comando, a esporsi in prima persona. Fin'ora è sempre stato uomo dell'ombra, abile nel mediare gli estremi del suo partito e poco propenso al decisionismo.

    Olivier

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  3. Melenchon è stato reclutato per portare a Hollande, al secondo turno, i voti un po' più radicali che Hollande non avrebbe potuto acchiappare, visto il suo profilo del tutto omogeneo a quella caricatura lib-lab di mercato che è l'unica forma di "sinistra" accettata (e anzi promossa) dall'autocrazia finanziaria. Missione compiuta. Lutte Ouvrière, fuori dal gioco delle parti, ha preso il suo 0.5%. La Francia è più di destra che mai.
    mauro

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