giovedì 16 febbraio 2012

Perifrasi



C’è un genere di problemi che non si pongono più. Non potendo agire partendo dalla realtà ma solo dall’idea che di essa è fornita prevalentemente dai media, non si pone nemmeno più l’esigenza del suo rovesciamento. Ed eccoci infinocchiati dalle peggiori esumazioni del riformismo, senza farsi mancare nemmeno il sogno reazionario di un ritorno alle belle maniere di un tempo.

Il crollo del “socialismo reale” ha annichilito l’idea stessa di un’alternativa possibile all’economia dominata dal mercato. E tuttavia resta il fatto con il quale si deve fare il conto ogni giorno, ossia che il capitalismo è incapace di impiegare razionalmente tutte le sue forze produttive e di dominare le sue contraddizioni, inadatto per sua stessa natura a superare la realtà fondamentale dello sfruttamento, dunque incapace di lasciare pacificamente il posto alle forme superiori di vita richieste dal proprio sviluppo.

Coloro che ritengono effettiva la realtà di questo problema vogliono credere alla permanenza della società attuale, ossia quanto tempo ancora vogliono cincischiare con l’ecclettismo, il dubbio e le cagatine teleologiche? Per trovare le risposte, bisogna cercarle. Quanti ventenni si sono formati un giudizio con sufficiente forza da mettere lucidamente al centro della loro vita ciò che fu enunciato fin dall’undicesima Tesi su Feuerbach?

Fuori di perifrasi: questi porci di neoliberisti non vi hanno rotto il culo abbastanza?

1 commento:

  1. Avrebbero contro tutto il pianeta ... l'idiozia ormai è universale rispetto al 1917.
    Non hanno conosciuto povertà, ma solo programmi TV ...

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