lunedì 19 dicembre 2011

Candide



L'ottimismo […] mi viene dal fatto che l'unica istituzione europea indipendente, cioè la Banca centrale guidata da Mario Draghi, ha individuato il filo giusto da tirare ed ha già predisposto le misure per effettuare la manovra necessaria. Ne ho scritto più volte nelle scorse settimane, ora ci siamo, quella manovra avrà inizio martedì prossimo 20 dicembre quando le banche dell'eurozona chiederanno alla Bce e alle Banche centrali dei rispettivi Paesi prestiti per cifre illimitate della durata di 36 mesi, eventualmente rinnovabili per quelle banche che avranno corrisposto alle aspettative della Bce, la quale ha messo a disposizione un plafond che può arrivare complessivamente fino al tetto di duemila miliardi.

Le banche dovranno offrire equivalenti garanzie che la Bce ha indicato in tre possibili "collaterali": titoli dei debiti sovrani al loro valore di rating, obbligazioni emesse dalle banche che chiedono i prestiti, crediti cartolarizzati dalle medesime banche nei confronti della loro clientela. Il tasso per questa gigantesca operazione è fissato all'1 per cento.

Che cosa sospinge a tanto ottimismo il maestro d’erotismo Eugenio Scalfari?

La Bce si aspetta i seguenti risultati: lo sblocco del credito interbancario, la ripresa in grande stile del credito alle imprese, l'ampia presenza delle banche alle aste dei debiti sovrani in scadenza i cui titoli hanno rendimenti oscillanti - per quanto riguarda l'Italia - tra il 6,50 dei decennali e il 5 per cento dei biennali. Il differenziale a favore delle banche tra il costo del risconto (1 per cento) e il rendimento alle aste è tale che le banche avranno tutto l'interesse ad acquistare quei titoli provocando in tal modo una costante diminuzione dei rendimenti che equivale ad una rivalutazione dei titoli del debito sovrano e ad una diminuzione dello "spread".

Quindi le banche, prendendo a prestito all’1%, dovrebbero rischiare, in grande stile propone Scalfari, offrendo credito alle imprese. Poniamoci dal punto di vista delle banche italiane che, come sappiamo, non sono enti di beneficienza. In un momento di grave crisi, d’incertezza e soprattutto di “sofferenze” che in un solo anno sono aumentate del 40% (cento miliardi), per quale motivo le banche non dovrebbero, invece che prestare soldi ad artigiani e piccoli e medi imprenditori, comprare titoli obbligazionari con un rendimento, a tutt’oggi, attorno al 4-6 per cento?

Che è poi la stessa cosa che fa la Federal Reserve, la quale presta alle banche americane, praticamente gratis, e queste speculano sui rendimenti dei titoli europei. Le banche, italiane e europee, così come quelle americane, rappresentano lo zoccolo duro dei cosiddetti mercati, quelli che mettono in crisi gli Stati e che ci costringono a sopportare i tagli e le tasse.

Non vedo il motivo di tutto l’ottimismo di Scalfari, se non dal lato degli interessi delle banche che in tal modo rinvierebbero il loro possibile e anzi probabile fallimento. Certamente gli acquisti massicci di titoli da parte delle banche con i soldi della Bce faranno in modo che i bot e i btp scenderanno di qualche punto percentuale e così lo spread (relativamente, poiché scenderanno anche i rendimenti dei bond tedeschi) ma fino a quando potrà andare avanti questo giochino a rubamazzo?

Non vedo il motivo di tutto l’ottimismo di Scalfari quando la famosa crescita, lo si vede in questi giorni nei negozi, è già stata soffocata nella culla dai tagli del suo dragone e dal terrorismo mediatico che li ha accompagnati. Per vendere panettoni non basta la propensione psicologica al consumo, ci vogliono i dindi, cioè reddito, e solo la domanda, cioè la spesa, crea i presupposti per la produzione e gli investimenti. Spartirsi i profitti delle farmacie non basterà.

La verità è che la nuova struttura produttiva mondiale, voluta dal grande capitale, così come la speculazione su qualunque commodity, quindi l’introduzione di nuove tecnologie, ha messo in crisi l’apparato industriale e produttivo delle vecchie potenze e reso obsoleta gran parte della burocrazia statale. Una misura efficace di sanità economica sarebbe quella di ridurre drasticamente l’orario di lavoro creando nuovi posti, ma in un sistema economico come questo (vedi la vicenda delle 35 ore in Francia) è come parlare di corda in casa dell’impiccato. Non parliamo poi di regolamentare e tassare la speculazione, di nazionalizzare le banche, ecc..

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