venerdì 14 ottobre 2011

L'éminence grise/1

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Il Pilota

Quella sera del 27 ottobre pioveva sulla Lombardia, ma non era certamente un problema per Irnerio Bertuzzi pilotare il suo bireattore Morane-Saulnier 760 Paris I, un aereo derivato da un modello militare da addestramento di produzione francese largamente impiegato in Francia e in alcuni paesi Sudamericani. Del resto Bertuzzi aveva già 600 ore di volo con quell’aereo e qualcosa come 11.260 ore di volo in totale. Infatti il tenente Irnerio, riminese, due medaglie d’argento e una di bronzo al valor militare, e quattro citazioni sui bollettini di guerra, era stato pilota nel secondo conflitto mondiale. Propenso alla navigazione e all'orientamento dapprima fu assegnato al 32° stormo di base in Sardegna tra gli aeroporti di Alghero e Cagliari-Elmas, dove portò a termine diverse azioni di guerra, ed ebbe anche il tempo di frequentare un corso di navigazione strumentale in Germania. Poi fece parte del gruppo aerosiluranti di Capodichino e dopo la resa dell’8 settembre divenne comandante di una squadriglia del gruppo comandato da Carlo Faggioni. Bertuzzi uscì indenne dal combattimento del 6 aprile 1944, quando tredici S.79 diretti a Perugia, vennero intercettati dai P-47 americani. Quattro S.79 furono abbattuti in fiamme, ed i restanti nove danneggiati in maniera tanto grave da atterrare su diversi campi di fortuna. La notte del 10 aprile, Bertuzzi era di nuovo in volo, assieme a Faggioni, a caccia di naviglio nemico. La formazione era di quattro velivoli e il convoglio alleato fu attaccato per primo da Bertuzzi che sganciò il suo siluro su di un cargo da 5mila tonnellate. La reazione della contraerei fu durissima, e l'aereo di Faggioni colpito esplose in volo, mentre un altro aereo in fiamme fu costretto ad ammarare e anche il quarto aereo subì danni ingenti, tanto da precipitare durante il volo di ritorno. L'unico ad uscirne indenne fu Bertuzzi che in seguito prese parte ad una spettacolare azione contro il porto di Gibilterra.

Dopo la guerra, radiato dai ranghi della nuova Aeronautica Militare, era stato pilota in Alitalia e aveva fatto esperienza in Sudamerica sui DC 6. Quindi nella seconda metà dei ‘50 aveva accettato di pilotare l’aereo privato sul quale quella sera del 27 ottobre stava trasportando il suo datore di lavoro, al quale aveva già comunicato che avrebbe lasciato l’incarico di pilota per dirigere una nuova società di aerolinea. A bordo anche un giornalista americano, William McHale, corrispondente di Time Life da Roma, dove abita con la moglie, Constance (*), di Filadelfia, all'Hotel Flora; nella borsa ha un grosso torrone regalatogli dal maître del motel dove ha alloggiato la sera prima. L’americano ha ricevuto l’incarico dal suo giornale di scrivere un articolo su Enrico Mattei.

Il giorno prima, il 26 ottobre, il presidente dell’ENI e il giornalista erano partiti in aereo assieme all'ing. Fornara e al dott. Colonna per Gela, dove avrebbero visitato lo stabilimento dell’Anic, ma soprattutto si sarebbero recati il successivo 27 a Gagliano, in provincia di Enna. L’aeroporto di Gela aveva una pista in terra battuta e ciuffi d’erba, riadattata nel 1959 dall’Agip dopo che durante il conflitto mondiale servì da base per i trimotori diretti su Malta. Il custode, Francesco Meli, sapeva dell’arrivo dell’aereo registrato con la sigla I-Snam dal mattino precedente. All’aeroporto frattanto erano giunte due auto con a bordo l'ing. Semmola, l'ing. Bignami e altri. L’aereo proveniente da Roma con Mattei e i suoi ospiti atterrò a Gela alle 10.22, seguito poco dopo da un altro velivolo con l'ing. Zanmatti (amministratore delegato e direttore generale dell’Agip), il dott. Schiavo, il prof. Dinelli e il dott. Colonna.

È singolare come Enrico Mattei fosse divenuto, nel 1945 commissario liquidatore dell’Agip. Gli americani, ancor prima della fine del conflitto, sulla base di informazioni ricevute dall’ambasciata a Roma, seppero che l’Italia non aveva abbandonato i suoi propositi di politica petrolifera autonoma, e perciò disposero lo smantellamento dell’Agip. Mattei, scrive Nico Perrone nella sua biografia del presidente dell’Eni, avrebbe voluto essere nominato commissario straordinario del comitato industriale oli e grassi, ma venne nominato, per errore, suo fratello Umberto. Quindi venne designato per l’Agip, ma in un primo tempo rifiutò, per poi infine accettare.

(*) Secondo alcune fonti, la moglie di McHale, chiamata con il diminutivo Connie, avrebbe poi lavorato come giornalista di Time e Life a Parigi. Di certo è che avevano due figli.

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