domenica 23 ottobre 2011

La crescita dell'esproprio


La tenia, vale a dire il verme solitario. Mangi sempre di più per nutrire il parassita che ti divora dall’interno. La ormai ossessiva parola “crescita” è come l’azione della tenia. Viviamo in un sistema finito, non illimitato. Chi ha detto che non può esserci sviluppo senza “crescita”? I maggiordomi del capitale. È come sostenere che un organismo non può vivere senza iperalimentazione. Ma questa è per l’organismo causa di squilibri, di malattie, così come l’accumulazione di capitale, per se stessa, è la causa degli squilibri del sistema economico.

Per dirla in fretta, perciò al di là di quelli che sono i problemi strutturali del modo di produzione capitalistico e dei quali ho trattato in altre occasioni partendo della composizione organica del capitale, una delle manifestazioni più apparenti della crisi è costituita appunto dallo squilibrio tra domanda e offerta che rinvia al conflitto tra capitale e lavoro, quindi al grande spostamento di ricchezza, in corso specie negli ultimi decenni, dal lavoro al capitale, nel quadro di un’offensiva ideologica e politica su scala planetaria ed epicentro negli Usa.

Tale trasferimento di ricchezza ha un notevole e anzi decisivo impatto nella sfera della finanza. Infatti, la formazione di un’immensa massa sovrabbondante e vagante di capitale monetario in cerca di remunerazione, divenuta assai problematica nella sfera della produzione, si traduce nella conseguente speculazione nei mercati finanziari e nella deidustrializzazione nei settori più esposti alla concorrenza e alla caduta dei profitti.

Siamo in presenza, come già ebbi a osservare, di un sistema che falsifica lo scopo della produttività e dove la separazione della propria attività è anzitutto separazione dal proprio tempo, dove la confisca di questo costituisce la privazione della propria vita in un futile pseudo-ciclo che è solo discesa lineare verso l’inferno della schiavitù salariata, dell’anomia consumistica e dell’ipnosi spettacolare.

3 commenti:

  1. Sono un privilegiato. E sono un anziano. Tanti anni fa, nella casa al mare, avevo un gommone e un fuoribordo. Eravamo in pochi, il mare era pulito e non avevo problemi di rimessaggio.
    In città parcheggiavo l'auto sul marciapiede davanti alla mia finestra. C'era sempre posto.
    A tutte le ragazze che mi regalavano un po' della loro simpatia regalavo un foulard di Hermes.
    Per la cena con gli amici preparavo spaghetti al caviale e erba cipollina e l'unico vino ammesso era lo champagne.
    Tutto questo è diventato impossibile o volgare.
    Anche per un giovane.
    Ecco perchè odio la parola "crescita".

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  2. l'erba cipollina l'uso anch'io, ma preferisco il pinot grigio delle grave del friuli, una questione di gusti

    brutta cosa i rimpianti

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  3. Ci sarà una fine? Arriverà questo tanto manifestato collasso economico mondiale? O finirà con una guerra?
    Io non so proprio più cosa aspettarmi dall'immediato futuro. Ho paura.
    Ho deciso di abbandonare tutto, per quanto possa essere possibile, cercando di slegarmi dalle catene dando le spalle a tutto questo. Con l'illusione di di dimenticare mutui, canoni, cartelle "equitalia", buste paga, 7 e 30 e quant'altro.
    Dando da mangiare alle mie figlie soltanto il frutto della terra...
    Produrre energia e riutilizzare...
    Funzionerà?
    "Guariremo" da questa ipnotica dipendenza socio-consumistica che ci hanno instillato fin nel DNA da generazioni?
    Chissà... Chissà....

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