mercoledì 6 luglio 2011

B.H.O.



Fare il presidente del mondo è per Barack Hussein Obama più piacevole che essere presidente degli Stati Uniti, scrive The NT Review of Books. E del resto quali promesse ha mantenuto? La riforma sanitaria? Non scherziamo. La chiusura di Guantanamo? Nemmeno. Una legislazione efficace contro la speculazione finanziaria? Ho già scritto: una burla. Può fregiarsi dell'uccisione di Bin Laden, dettata da istinto di vendetta più che da principi di giustizia. E ora la vicenda di Ahmed Abdulkadir Warsame detenuto per mesi su una nave dell'Us Navy (*).

Sul piano della politica estera non va meglio: davanti ad un pubblico internazionale, B.H.O. tende a parlare come se fossero gli Stati Uniti a dover occuparsi del mondo, nel solito modo imperiale e con l’impiego delle armi. E del resto, va detto ad onore del vero, che se così non fosse le altre potenze andrebbero per conto loro in nuove guerre di tipo coloniale: troppi appetiti e interessi conflittuali non permettono di accordarsi su nulla.

In Nord Africa e in Medio Oriente la situazione è tale e quale sei mesi fa. L’Egitto è una polveriera (“la transizione deve cominciare ora”, aveva detto Obama) e in Bahrain, sede della V flotta americana, ha raccomandato il "dialogo" tra il governo e i manifestanti dell'opposizione pacifica che però sono in carcere. La pur screditata autorità palestinese è lasciata al suo destino, e ora per soprammercato si bombarda da oltre tre mesi la Libia, causando molti morti tra i civili, per lunga pezza senza mandato del congresso, dopo aver promesso a marzo che la faccenda si sarebbe chiusa “in giorni, non settimane”. E intanto Gheddafi gioca ancora a scacchi.

B.H.O. sostiene che la protesta non violenta e le riforme sono la strada su cui proseguire. Il 19 maggio, in un suo discorso al Dipartimento di Stato, ha citato tre esempi storici: la ribellione contro l'Impero Britannico, la guerra civile per abolire la schiavitù, e il movimento dei diritti civili degli anni 1950 e 1960. I primi due esempi sono stati palesemente violenti e anche il terzo esempio, la questione razziale, ha avuto (e ha ancora) i suoi fenomeni di violenza (p.es.: la rivolta del quartiere di Watts a Los Angeles, 1965, 32 morti di cui 27 neri, più di 800 feriti e 3.000 arresti; o vogliamo parlare delle violenze commesse dalla polizia solo qualche mese prima durante la marcia su Montgomery in Alabama?).

Chi rifiuta la realtà mercantile di questo sistema a dominanza americana è un violento, chi rifiuta la propaganda capitalista e la pubblicità dell’abbondanza, è un asociale, chi rifiuta il lavoro alienato e la sopravvivenza per un’altra qualità del presente, è un terrorista. Per questo parvenu, programmato nelle università americane e ancora meravigliato della polvere di autorità di cui è stato ricoperto, è veramente impossibile uscire dall’apparenza del pensiero unico e dal fallimento delle mediocri e inette “decisioni” che crede di prendere.

(*) Scrive il quotidiano garantista Repubblica, che Ahmed «si sta rivelando una gola particolarmente profonda per gli americani che lo stanno torchiando da due mesi». Che significa “torchiando”? «Warsame è stato trattenuto lì in mezzo all'Oceano …». Cosa vuole dire “trattenuto”?


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