martedì 14 giugno 2011

The Pentagon Papers



Quale sia l’andazzo presso la più grande democrazia del mondo in materia di guerra e aggressioni, è interessante leggere questo articolo del New York Times che dà conto di un rapporto segreto sulla guerra in Vietnam in piccola parte pubblicato dallo stesso giornale nel 1971 e da ieri reso ufficialmente pubblico. Commissionato dall’allora segretario alla difesa Robert McNamara nel 1967, è ufficialmente conosciuto come “Report of the Office of the Secretary of Defense Vietnam Task Force” (presentato dal funzionario Leslie Gelb al segretario della difesa Clark Clifford il 15 gennaio 1969), e rappresenta uno studio esaustivo (7.000 pagine in 47 fascicoli) delle politiche interne che hanno portato alla guerra degli Stati Uniti in Vietnam e la sua progressiva escalation. Esso si basa su documenti classificati collazionati da Dipartimento di stato e della difesa, Cia, Casa Bianca. Naturalmente la relazione fu classificata Top segret.

Nemmeno il presidente Lyndon Johnson e il segretario di stato Dean Rusk furono informati circa il lavoro della task force. Johnson e Rusk non ebbero notizia della relazione della task force fino a dopo che trapelò al New York Times. "Non ho mai pensato di parlare del progetto al Presidente o al Segretario di Stato," ha scritto McNamara nelle sue memorie. Del resto era difficile che la notizia della sua esistenza non trapelasse visto che alla sua redazione collaborarono 36 ricercatori e analisti.

L'impatto di queste rivelazioni (tutt’altro che integrali) fu notevole domenica 13 giugno del 1971, e la risposta dell'amministrazione Nixon fu di ottenere un'ingiunzione giudiziaria per bloccare la pubblicazione delle puntate successive del documento da parte del NYT (44 dei 47 volumi del rapporto erano stati vagliati in segreto per circa 2 mesi da 4 redattori del giornale in una suite all'11° piano dell'hotel Hiltol). Era la prima volta nella storia degli Stati Uniti che il governo federale, ufficialmente, interveniva per censurare la pubblicazione di un giornale. Il provvedimento di censura fu poi annullato dalla Corte Suprema. Non bisogna dimenticare l’aspra diatriba in atto sulla guerra in Vietnam che coinvolgeva la borghesia bianca americana che vedeva anche i propri rampolli coscritti per il Vietnam (quando non riuscivano ad imboscarsi come Bush).

Attualmente però la stessa fetida borghesia si esprime patriotticamente per le avventure militari poiché a partire per i fronti di guerra non sono più i suoi figli, ma solo i proletari, soprattutto neri e ispanici, mercenari ricattati dallo stato di bisogno e che preferiscono rischiare la vita in Iraq o Afghanistan piuttosto che farsi succhiare il sangue in una catena della Chrysler. Le chiamano scelte.

Il protagonista delle rivelazioni del 1971 fu Daniel Ellsberg, un ex funzionario del Pentagono che collaborò alla redazione del rapporto, arrestato con un suo collaboratore dopo la pubblicazione e poi sottoposto a una stringente “attenzione” da parte dei servizi Usa, tanto, si dice, da arruolare una banda di esuli cubani per eliminarlo. In un'intervista con la CNN, Ellsberg (80 anni) ha rilevato che i crimini commessi da parte dell'amministrazione Nixon contro di lui 40 anni fa, potrebbe ora essere effettuati sotto la copertura delle nuove leggi (il Patriot Act, la FISA Amendment Act , ecc.) da parte della Casa Bianca, come dimostrano del resto i documenti pubblicati da WikiLeaks, dai quali si evince che il Times si è vantato del suo ruolo di "gatekeeper", in collaborazione con la Casa Bianca e altre agenzie statunitensi nel determinare quali informazioni devono rimanere nascoste al popolo americano.

Ellsberg lamenta del ruolo decisionale assunto del potere esecutivo a scapito del congresso in materia di interventi militari. Quindi dichiara:

“It seems to me that what the Pentagon Papers really demonstrated 40 years ago was the price of that practice,” he said. “Which is that letting a small group of men in secret in the executive branch make these decisions — initiate them secretly, carry them out secretly and manipulate Congress, and lie to Congress and the public as to why they’re doing it and what they’re doing — is a recipe for, a guarantee of Vietnams and Iraqs and Libyas, and in general foolish, reckless, dangerous policies”.

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