venerdì 17 giugno 2011

L'iconetta ad uso degli allocchi


Quando leggo che l’armata Grillo-Casaleggio intervista Enric Hobsbawm e ne recensisce l’ultimo libro, penso a quanta gente c’è in circolazione con tante pretese bislacche pronta a dar fuoco al mondo a parole solo per vederlo brillare di più. E cosa dice il vecchio cucco nell’intervista?

«Marx ha introdotto una cosa che fu considerata una novità ma che non è ancora stata pienamente realizzata, cioè una sensazione che l’attuale sistema economico non sia permanente o mai destinato a essere permanente, ma che sia meramente una fase dello sviluppo storico che è avvenuto e che è destinato a sparire per trasformarsi in qualcos’altro con il passar del tempo, questa è una cosa importante».

Tanto per dire, Marx considera le categorie che regolano il modo di produzione capitalistico e il movimento delle sue contraddizioni intrinseche, non come categorie naturali della produzione, date una volta per tutte ed immodificabili, ma come riflesso dei rapporti sociali di produzione. E questo sarebbe – secondo  Hobsbawm – frutto di una mera “sensazione”.

«Seconda cosa – dice sempre il ”marxista” –, io penso che Marx abbia concentrato sull’analisi di un specifico modus operandi, cioè il modo in cui operava il sistema e come si è sviluppato. In particolare, concentrò la sua attenzione sul modo curioso e discontinuo in cui il sistema è cresciuto e ha sviluppato contraddizioni che infine produrranno delle crisi importanti».

Marx ha posto in luce le leggi specifiche di questo modo di produzione, anzitutto il movimento nella sua contraddizione fondamentale, quella cioè tra valore d’uso e valore di scambio. Quindi ha fornito alle scienze economiche e sociali la definizione di concetto di modo di produzione e di formazione economico sociale, di forze produttive e rapporti di produzione (la relativa contraddizione dialettica tra queste),  ha posto in chiaro il processo di valorizzazione, ha rivelato la reale natura del plusvalore (e il rapporto tra quello assoluto e quello relativo), ha descritto il ciclo del capitale e ha scoperto la legge fondamentale dell’accumulazione capitalistica, quindi le ragioni delle crisi di ciclo. Insomma ci ha fornito con la sua critica dell’economia politica la chiave per comprendere come opera il capitalismo, e non già semplicemente il modo “in cui operava”, come invece sostiene Hobsbawm.  La borghesia, tramite i suoi rappresentanti più o meno illustri, si è sempre affannata a contrabbandare Il Capitale di Marx come un’opera che analizza un momento particolare del capitalismo, quello dell’Ottocento.

«Il maggior vantaggio del marxismo è che vede il capitalismo come un sistema che genera periodicamente in sé stesso delle vere e proprie contraddizioni interne che portano a vari tipi di crisi. Queste crisi devono comunque essere superate tramite una trasformazione di base o qualche altro minore sistema di modifica. Ed è proprio per questa discontinuità, per questo presupposto, che il capitalismo opera non come un sistema che è tendenzialmente auto stabilizzante ma come uno che è invece costantemente instabile e che quindi infine richiede una trasformazione più importante. Ciò è l’elemento principale del marxismo che sopravvive comunque».

Non è vero. Marx non vede il capitalismo come un sistema che genera periodicamente delle contraddizioni interne. Le contraddizioni sono immanenti, legate alla natura stessa del processo capitalistico; ad essere periodica, fino ad una certa epoca storica, fu l’esplosione di tali contraddizioni, cioè le crisi. Attualmente la crisi del modo di produzione capitalistico (anche prescindendo da quelle di natura finanziaria) hanno assunto carattere permanente, per motivi che non è qui il caso di indagare. Inoltre, nelle contraddizioni e crisi del modo di produzione capitalistico non vedeva meramente il presupposto per una trasformazione più importante del sistema, non almeno all’infinito. In tali contraddizioni e crisi Marx poneva il motivo del superamento del modo di produzione capitalistico, e con esso in primis l’abolizione della produzione di valori di scambio

Di Marx si vuole fare un'icona in modo che non metta più paura. Si prende quello che fa comodo (tanto chi si prende più la briga di andare a verificare?) e si butta il resto. 

2 commenti:

  1. Ben detto! Il solito ridimensionamento della portata del pensiero di Marx . Per fortuna che il vecchietto è uno studioso! Per un approccio light suggerisco il testo di Fusaro dal titolo Bentornato Marx.

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  2. caro amico/a, mi permetto di guardare con sospetto Fusaro (spero di tornarci su all'occasione).
    grazie x la tua attenzione

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