martedì 11 gennaio 2011

Il pappagallo di Marchionne



L’ideologo della borghesia Giovanni Sartori, sul corriere della sera di ieri, ha scritto:
“In un mondo globalizzato il lavoro va dove costa meno. Pena il fallimento. Il caso della Fiat è emblematico. Piaccia o non piaccia alla Cgil e in particolare alla Fiom, Marchionne ha ragione, ed è lui che tiene il coltello dalla parte del manico”.
Solo la distorsione ideologica di un fatto vero può portare a sostenere quanto afferma Sartori, ovvero che  “in un mondo globalizzato il lavoro va dove costa meno”. In effetti è il capitale ad andare dove il lavoro costa meno ed è una scelta politica a creare tali condizioni. L’abolizione dei dazi doganali, infatti, prima ancora di essere un fatto economico è una decisione politica. La decisione di abolire i dazi ha avuto lo scopo di favorire l’esportazione di capitale a vantaggio dei capitalisti mettendo in competizione il lavoro su scala mondiale. Il risultato è stato quello di consentire l'accumulo di enormi ricchezze da parte dei capitalisti, con il supersfruttamento della manodopera nei paesi emergenti, da un lato, e di realizzare scientemente in quelli industrialmente più evoluti, dall'altro, la precarizzazione del lavoro, la cancellazione dei diritti, l’abbassamento dei salari, la disoccupazione, un’ulteriore disgregazione sociale.

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