mercoledì 5 gennaio 2011

Il fantasma Maltese



Navigando (come si suole dire) nel mare inquieto di Internet non è difficile imbattersi in stupidaggini (chi è senza peccato scagli … e anche l’ultima). Alcune galleggiano bene in vista e, se puoi, le eviti; altre le impatti a fior d’acqua. Questa mattina la mia prua ha cozzato contro una di queste ultime: un articolo, una recensione cinematografica, che dà conto dell’ultima fatica artistica, "Hereafter", dell’intramontabile Clint Eastwood, un cineasta che ha dimostrato buona mira sparando stereotipi di medio calibro.
Non avendo ancora visto il film, è naturale che non possa parlarne con cognizione di causa. Ma a me interessa dire un paio di cosette sulla recensione in quanto tale, dato che anche ad un giornalista come Curzio Maltese, esercitando il secondo mestiere più antico del mondo, può capitare gli venga affidato di fare un servizietto come questo.
Di cosa tratta il film? Come dice il titolo, riguarda il “dopo”, l’aldilà, i fantasmi. È un film “da sconsigliare a chi crede già nel soprannaturale, ai clienti della fiorente industria collegata e agli abituali spettatori di baggianate ai confini della realtà. Al contrario, lo si raccomanda agli scettici, agli atei, meglio ancora se ferrei. A coloro che sono ancora convinti che le religioni siano l'oppio dei popoli. Perché a loro il film è rivolto”.
Per Curzio l’esistenza di falsificazioni starebbe a dimostrare l’autenticità dell’autentico, nel senso che nel film non abbiamo a che fare con ciarlatani, ma con persone serie. Ne deriva che ci sono due categorie di fantasmi, ad eccezione di quelli ben spesati in parlamento. I fantasmi ai “confini della realtà”, cioè non in regola con la Bossi-Fini, poi quelli a denominazione controllata, raccomandatati per il palato difficile degli scettici, degli atei, meglio ancora se tosti, quelli che non ridono nemmeno quando il Papa parla della fame e della povertà degli altri.
“È la storia di tre persone toccate in maniera differente dalla morte. A San Francisco vive George (Matt Damon), un uomo che ha il dono terribile di parlare con i morti”. Cazzo, vedete che non si tratta di “clienti della fiorente industria collegata e agli abituali spettatori di baggianate ai confini della realtà”. E cosa succede a George?  “È un fenomeno paranormale, ricco e famoso, ma la compagnia della morte lo spinge alla disperazione e alla fine preferisce il ritorno a una vita normale, da operaio in fabbrica, piuttosto che la penosa fama”.
È la solita storia, appena uno se ne viene via dalla catena, poi se ne pente. Del resto come fa a sopravvivere un ex operaio con una situazione per lui del tutto paranormale, cioè con la ricchezza e la fama? Molto meglio ritornare alla normalità, tra i morti di fame piuttosto che vedersela con ectoplasmi come le stock options.
Altra protagonista del film è Marie. Il tocco d’intellettualità in questo genere di cine è come il tondino nel cemento, consolida la struttura. “Marie è una star immersa in una scalata al successo, in procinto di dare alle stampe una scandalosa biografia del presidente Mitterrand”. Bello sforzo di fantasia. Se Marie invece che una biografia del defunto presidente francese avesse scritto quella di Berlusconi, sarebbe potuta arrivare a dirigere un ministero.
Terzo e ultimo protagonista? Non è difficile indovinare, a questo punto: può essere altri che un’adolescente, in modo che il target cui è diretto il filmino a luce verde riesce completo? Del resto, gli adolescenti e i fantasmi nei film così come nei romanzi (Giro di vite di J. James) sono come le uova e il mascarpone nel tiramisù: imprescindibili.
Un attimo di dubbio, forse di resipiscenza: “Con un materiale simile qualsiasi regista e qualsiasi sceneggiatore finirebbero inghiottiti in una terra di nessuno fra il bizzarro e il sentimentale”. Ma no, tranquilli, nelle mani di Clint Eastwood e del suo sceneggiatore anche la merda sa di buono. Anche se, ci tiene a precisare Maltese, “la parte più controversa di "Hereafter" riguarda i ripetuti accenni a presunte prove documentali dell'esistenza di qualcosa oltre il mondo terreno. Chissà se esistono davvero”. Magari chiediamo in Vaticano!
Questo film, scrive ancora Maltese, “È un racconto sulla morte dal quale si esce paradossalmente allegri, pieni di vita. Del resto, che cosa c’è di più bello di provare a credere per una volta all'ipotesi di una vita oltre la vita? Per giunta, lasciarsi tentare dal soprannaturale grazie a un grande film e non in virtù di una predica. Convertire gli scettici non è naturalmente lo scopo dell'autore. La missione qui, per così dire, è una missione tipica del laico: far venire dubbi. In questo caso perfettamente riuscita”.
E qui c’è poco da scherzare, è nel dubbio, nella ferita esistenziale, come don Maltese sa bene, che il fantasma ti frega. Oggi tutta la natura è distesa davanti ai nostri occhi come un sistema di nessi e di processi chiarito e compreso almeno nelle sue linee fondamentali. Anche l’origine della vita dalla natura inorganica è stata spiegata. Le credenze religiose e fantastiche hanno subito un duro colpo da tutto ciò; tuttavia persistono i merciaioli di dubbi di stampo mistico e religioso, dimostrando chiaramente che il superamento di tale stato di cose non può procedere solamente sulla base dei progressi della scienza e dell’istruzione di massa (come credono quelli dell’Uaar), non almeno finché le condizioni economiche non permetteranno di eliminare la religione in quanto illusoria felicità per esigere la felicità reale.

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