sabato 28 agosto 2010

Ricottari


Si dice che l’attuale centrosinistra non ha un progetto politico e sociale determinato, circoscritto a un’idea concreta di presente e di futuro prossimo. Il centrosinistra invece un progetto c’è l’ha, oltre alla dichiarata volontà di voler sconfiggere Berlusconi cambiando la legge elettorale.
Nominalmente il programma politico è alternativo a quello della destra, ed è declinato nelle quasi trecento pagine del programma della legislatura Prodi (non per nulla si vuole ricostruire l’Ulivo). Si distingue da quello della destra per gli accenti ideologici di retaggio, le sfumature, talvolta per il garbo, ma la sostanza, il concreto, è liberal-liberista: far pagare a salariati e pensionati i costi della crisi e del debito, ridurre al minimo il welfare, lasciare mano libera all’impresa, combattere l’evasione fiscale a chiacchiere, privatizzare tutto il privatizzabile, “ripensare” il nucleare. E poi tanti ritocchi e ritocchino di sistema.
“Anche i ricchi piangono” era solo una boutade demagogica della frangia bertinottiana. Le leggi approvate sono state: cuneo fiscale di 8 miliardi alle imprese, altri miliardi per aerei e armamenti, missioni di “pace”, aumento delle tasse e modifica dei coefficienti di calcolo delle pensioni. E poi fumo negli occhi e infinite liti tra primedonne.
Anche l’eventuale futuro governo di centro-sinistra o comunque alternativo a Berlusconi, avrà lo stesso carattere dei precedenti governi Amato-D’Alema-Prodi. Del resto, destra e sinistra si contendono l’esistente, sono lo specchio di questa società. Anche per la “sinistra” va bene l’attuale sistema, vogliono solo che funzioni meglio, salvarlo, non travolgerlo. Nemmeno per idea essi pensano, per esempio, di opporsi alla reificazione sempre più perfetta del lavoro umano e al suo moderno corollario di consumismo passivo e sprecone, fatto di divertimenti manipolati. Ne dichiarano l’inevitabilità, riconducibile allo “sviluppo” moderno e alla supposta immutabilità della “natura umana”. Stronzi due volte.
Ciò che nell’ideologia del piccolo borghese è menzogna inconsapevole, in loro diventa menzogna sistematica, cattiva coscienza soggettiva a favore della quale hanno elaborato una teoria che dovrebbe dimostrare, giustificando la loro scelta di campo, come ogni idea di effettivo e radicale cambiamento sarebbe impraticabile e pericolosa. Sono in tutto e per tutto dei burocrati pietrificati, professionisti della balla, da sempre antimarxisti, degli stalinisti pentiti.
La borghesia recupera questi disgraziati, legati a doppio filo alle forze dominanti, nei momenti di crisi in cui è necessario far ingoiare rospi ai salariati. Chi va a governare è gente agiata, in milioni di euro, che si avvale di ogni astuzia per occultare il malloppo. Gli esempi non mancano, anche eclatanti, su ogni fronte.
Quanti operai, impiegati, artigiani ci sono in Parlamento nelle fila del Pd? Nemmeno un numero di facciata. Forse che tra gli operai, impiegati e artigiani non ci sono elementi validi e atti a stare in Parlamento?
Sono possidenti conservatori, cattolici come Prodi, o laici benestanti, come D’Alema e Bersani, ma soprattutto sono iscritti tutti alla stessa loggia liberista, come ha ammesso giorni or sono chiaramente ed esplicitamente lo stesso segretario Pd.

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